Dove nasce, cresce e muta la nostra percezione del vero e del falso? Nel Data Space, lo spazio di dati, contenuti, conversazioni a cui siamo quotidianamente e costantemente esposti, tutto coesiste nello stesso istante in modo permanente: i progressi della campagna vaccinale e i casi avversi, i commenti dei no vax e quelli degli esperti – spesso in contraddizione tra loro e con loro stessi nel tempo – le posizioni della politica e quelle della scienza. La pandemia è un caso emblematico di questo sistema che produce infodemia e che condiziona fortemente la formazione della nostra percezione degli eventi. Ma è così per tutto.
In questo contesto non può essere tracciata una linea di demarcazione netta tra vero e falso, ma piuttosto abbiamo a che fare con una modulazione della verità, passando per diversi gradi, dalla disinformazione che fa leva sull’emotività e l’ignoranza alla falsificazione attraverso sofisticate tecniche di intelligenza artificiale per manipolare i contenuti e farli apparire come veri. Uno scenario estremamente complesso in cui è essenziale saper discernere tra le varie forme di falso per delineare una soluzione di analisi e contrasto che le comprenda tutte. Per definire le caratteristiche peculiari di questo mondo è essenziale un approccio realmente digitale e capacità tecnologica. La soluzione può arrivare solo nella sinergia tra diversi campi: normativo-legale, tecnologico, istituzionale, relazionale.
Si pensa spesso erroneamente che le fake news riguardino solo alcuni ambiti, come la sanità o la politica. In realtà riguardano qualunque ambito, la tenuta sociale di una democrazia nel suo complesso. Stanno diventando talmente pervasive che incidono alla base dei processi di formazione dell’opinione pubblica, distorcendo la percezione dei fenomeni e l’esercizio della capacità di giudizio.
Rappresentano un vero e proprio hacking della democrazia.
Diverse tipologie di fake
Non esiste un solo fake, ma diverse tipologie, ed è importante identificarle perché la soluzione deve includerle tutte. La falsità può essere relativa alla fonte citata, al contesto in cui è inserita la notizia, al contenuto stesso che può essere strumentale e ideologico o addirittura manipolato e falsificato attraverso tecniche di ingegnerizzazione come il deep learning (si parla infatti di “deep fake”). Perfino la satira può entrare in questa classificazione, perché se male interpretata, può dare luogo a pesanti fraintendimenti. All’inizio dell’emergenza sanitaria un meme sulla birra Corona ironicamente associata al virus, circolato su WhatsApp e poi dilagato sul resto della rete, ha fatto perdere all’azienda l’8% in Borsa in una settimana.
In ogni fake news i diversi aspetti vengono combinati secondo una struttura propria e alcuni elementi chiave caratterizzanti che ne determinano il grado di efficacia e pervasività potenziale, come ad esempio una notizia che contenga una portante (una parte di verità), una deviante (un dettaglio sbagliato), una fonte autorevole citata in modo scorretto e faccia leva su un pregiudizio. La combinazione dei vari elementi può rendere l’impatto esplosivo. Vanno poi ulteriormente distinte le fake news che diventano virali in modo spontaneo da quelle che hanno una vera e propria regia di attacco alle spalle, la cui creazione e diffusione è quindi pianificata per attaccare obiettivi specifici.
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Gli attuali approcci al problema e perché non hanno reale efficacia