Megamulta per l’influencer delle televendite cinese. Una popolare livestreamer cinese, Huang Wei nota online come Viyaha, ricevuto una multa record dall’agenzia nazionale delle entrate: 1,34 miliardi di yuan, cioè 186 milioni di euro. Avrebbe eluso 643 milioni di yuan di tasse, nascondendo una parte dei propri redditi (milionari) nel 2019 e nel 2020. Viya è star di un particolare ramo dell’intrattenimento online: le “televendite” in streaming sulla piattaforma Taobao, in cui influencer come lei propongono prodotti in vendita diretta, spopolano in Cina, generando un indotto da milioni di dollari spesi soprattutto in cosmetici, vestiti e gadget tecnologici.
Amazon si fa filo-cinese. Un’inchiesta dell’agenzia Reuters ha rivelato che sul sito della multinazionale sono stati eliminati commenti e recensioni negativi al libro più importante del presidente cinese Xi Jinping, The Governance of China, tradotto in Italia come Governare la Cina. Fonti anonime, quantificate in “due dozzine di persone” che lavorano per Amazon in Cina, hanno raccontato a Reuters che la multinazionale americana ha steso un rapporto interno sull’importanza dell’ideologia comunista nel paese e sull’opportunità di non contraddirla se si vuol continuare a fare affari nell’enorme mercato. Di fronte alle rivelazioni, Amazon ha fatto sapere che “si attiene a tutte le leggi e ai regolamenti applicabili, ovunque operi, e la Cina non fa eccezione”. Per il gruppo di Bezos non è questione di politica, ma di accesso senza problemi ai consumatori cinesi. Peraltro, Amazon propone su IMDB anche il film Amazing China, documentario sui “risultati del governo di Xi”, che molti utenti hanno etichettato “spazzatura”, “patetico” o “propaganda governativa”.
Intel metterà i dipendenti non vaccinati in congedo non retribuito. Secondo quanto riferito, Intel ha informato i dipendenti che chiunque non si vaccinerà entro il 4 gennaio dovrà presentare un’esenzione. In caso contrario, rischiano di essere messi in congedo non retribuito, secondo The Associated Press e The Oregonian. Nella nota del 7 dicembre, il responsabile HR della società Christy Pambianchi ha affermato che i dipendenti non vaccinati dovranno chiedere un’esenzione o ottenere test settimanali, anche se lavorano da casa. Secondo quanto riferito dall’uomo, ha detto ai dipendenti che la società esaminerà le esenzioni mediche e religiose fino al 15 marzo del prossimo anno. La società ha inizialmente fissato la scadenza del vaccino del 4 gennaio il mese scorso, ma non ha specificato cosa sarebbe successo ai dipendenti non vaccinati se non si fossero conformati.
Il Cile di Boric e il ritorno dei social in politica. Sta facendo grande scalpore l’elezione a presidente del Cile di Gabriel Boric, appena 35 anni, ex leader del movimento studentesco, definito un esponente della sinistra radicale. Le strade di Santiago del Cile invase da una folla in festa sono una delle immagini più forti del 2021. Da un punto di vista tecnologico questa vittoria segna il grande ritorno dei social media in politica, come strumento di costruzione del consenso e di diffusione di valori. Su Twitter Gabriel Boric ha un milione e 200 mila follower e un profilo aggiornatissimo dal quale partono i messaggi chiave come “la speranza ha battuto la paura” subito dopo la proclamazione del risultato elettorale. Da qui le parole e le immagini rimbalzano su Instagram (quasi un milione di follower), TikTok (377 mila) e molto meno su Facebook. Ma non sono solo i numeri a contare. Instagram viene usato anche per diffondere il materiale elettorale, il programma, i volantini digitali, gli slogan da scaricare e condividere per provare a trasformare i follower in attivisti secondo un approccio dal basso che ricorda quello della prima campagna di Barack Obama per la Casa Bianca.
Il blocco di Tor in Russia, la New IP policy cinese e la retorica della “internet libera”. Da un paio di settimane alcuni internet provider russi stanno bloccando il funzionamento di Tor, il protocollo che consente di accedere a risorse di rete con (ragionevoli) aspettative di sicurezza e confidenzialità. L’analisi, condotta dagli attivisti che partecipano al progetto, suggerisce che i blocchi non siano causati da problemi tecnici, ma dall’espansione del controllo regolamentare del governo russo sull’infrastruttura di rete e sulle risorse di numerazione. La Cina, dal canto suo, ha chiaramente manifestato preoccupazione per il fatto che il controllo sui numeri IP è sostanzialmente in mano statunitense e ha annunciato un progetto per migrare da Ipv4 a Ipv6 e di farlo in sostanziale autonomia in modo da attribuire il controllo sull’infrastruttura ai singoli Stati.