A Google, Facebook e Amazon metà di tutta la pubblicità mondiale. Nel mercato pubblicitario sa di barriere venute giù con una facilità che con il tempo appare sempre più disarmante. Il Wall Street Journal l’ha ribattezzato “triopolio”. Sono loro – Google, Facebook e Amazon – a dare le carte sul mercato mondiale della pubblicità. E nel 2021 sono arrivati a detenere più del 50% della quota mondiale della pubblicità su tutti i mezzi, escludendo la Cina. Vale a dire che di tutta la torta degli investimenti pubblicitari – quindi non si parla solo di digitale – Alphabet (Google), Meta (Facebook) e Amazon hanno preso e portato dalla propria parte più della metà a livello mondiale. E fra 2019 e 2021 quella quota è salita di 10 punti percentuali.
Frodi. Giovani vittime dei furti di identità. Prima del furto di soldi, arriva il furto d’identità. Nel 2021, secondo i dati Crif Mister Credit, le frodi attraverso questa modalità hanno ripreso a crescere, con un 8,7% in più rispetto al 2020, con alcune novità. In particolare emerge che la fascia più colpita sono i giovani. Secondo i dati di Crif, al primo posto tra le motivazioni per il furto d’identità nel primo semestre 2021 della graduatoria dei finanziamenti fraudolenti sono quelli destinati all’acquisto di elettrodomestici (con il 48,2% dei casi), con una crescita del +30,2% rispetto al primo semestre 2020. Al secondo posto si piazzano i prestiti per l’acquisto di automoto (con più di 1.600 casi in soli 6 mesi), seguiti dagli acquisti di prodotti di elettronicainformatica-telefonia, con il 12% del totale a fronte di un aumento del +24,4%. Più di 1.000 anche le frodi che nel primo semestre dell’anno hanno avuto per oggetto un finanziamento per l’acquisto di mobili e articoli di arredamento. Secondo i dati Crif le frodi ripiegano dunque decisamente verso la “casa”.
Le novelle di Boccaccio su Youtube. Le letture teatrali “Si racconta le novelle del Boccaccio” conquistano Youtube: martedì 21 dicembre, in occasione del 646esimo anniversario della morte di Giovanni Boccaccio a Certaldo (Firenze), autore del Decameron, sarà pubblicato l’omonimo canale YouTube dedicato alle videoletture, eseguite e registrate nelle stanze di Casa Boccaccio, nel cuore di Certaldo Alto. Sono quindici i video prodotti per la creazione del canale online.
L’odio online esiste, l’odiatore no. L’hate speech esiste, gli odiatori puri no. Ecco uno dei risultati dello studio Dynamics of Online Hate and Misinformation pubblicato l’u novembre su «Nature» e realizzato in collaborazione tra l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Institut Jozef Stefan di Lubiana. Attraverso l’analisi di oltre un milione di commenti su YouTube, il team di ricerca italosloveno ha stabilito che se l’odio online, definito come la propagazione in Rete di parole o simboli intimidatori o offensivi, è diffuso e documentato, altrettanto non si può dire degli hater puri, utenti attivi che postano soltanto contenuti violenti o discriminatori. Gli odiatori non hanno etichetta, non appartengono a una categoria. Al contrario, gli aggressori digitali sono spesso utenti insospettabili e, affermano i ricercatori, la fedeltà a fonti affidabili sollecita in media un linguaggio più tossico.
Gli studi legali fanno rotta sui social, ma attenzione a strategie fai da te. Secondo una recente indagine di Mopi, l’associazione che riunisce gli operatori dell’area marketing e comunicazione degli studi professionali, è che il 20% degli studi legali ha un team di comunicazione strutturato e circa il 76% degli studi si serve di un’agenzia di comunicazione. Occuparsi della comunicazione di uno studio legale è un compito delicato che richiede figure specializzate perché è un ambito dall’alta complessità tecnica. Secondo la ricerca di Mopi, il 54% di chi si occupa di questo settore ha un’esperienza di anni. Il rapporto con i social appare ancora complicato. Quasi tutti gli studi hanno un profilo su Linkedin, anche quelli più piccoli, dove promuovono il know how, il proprio marchio e fanno recruitment. Sono meno presenti su Instagram, utilizzato in prevalenza per promuovere il brand.
Un bug spaventa il web: i giganti sotto attacco. Una delle vulnerabilità più gravi della storia dell’informatica rischia di mettere in ginocchio Internet. Si chiama “Log4Shell” e per una volta non si tratta di un virus ma di una vera e propria falla all’interno di una utility chiamata Log4J. Log4J si appoggia la stragrande maggioranza delle applicazioni usate dai server, dai computer e dagli smartphone di tutto il mondo, e una sua vulnerabilità mette a rischio l’intera rete. L’allarme è arrivato dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che parla di «una vasta e diversificata superficie di attacco sulla totalità della rete internet» e che si è affrettata a pubblicare sul proprio sito gli aggiornamenti di sicurezza necessari per contenere il problema. La vulnerabilità è stata sfruttata per la prima volta all’interno di Minecraft, il videogame di casa Microsoft che oggi conta oltre 140 milioni di utenti. Secondo la Apache Software Foundation (che ha sviluppato proprio l’utility Log4J interessata dalla vulnerabilità), la pericolosità della falla è, su una scala da 1 a 10, pari a 10.
WhatsApp apre a criptovalute, pagamenti digitali negli USA. WhatsApp fa un passo importante nel mondo delle criptovlaute con la possibilità, per gli utenti americani, di inviare e ricevere denaro tramite il portafoglio digitale Novi, sviluppato da Facebook-Meta. Gli iscritti possono eseguire pagamenti, e quindi riceverne, direttamente dalle chat, sfruttando il servizio offerto da Novi, senza costi aggiuntivi. Al momento il programma interessa un numero limitato di account presenti all’interno del territorio statunitense, ma si può pensare che il raggio d’azione verrà esteso almeno ad India e Brasile, dove è da poco cominciata la fase di test.
Tesla colpita con un’altra causa per molestie sessuali e ritorsione da parte della direzione. Un secondo dipendente di Tesla nel giro di un mese ha intentato una causa per presunte molestie sessuali sul posto di lavoro, secondo quanto riportato da Reuters e Business Insider. Erica Cloud, un’operaia alla catena di montaggio di Tesla, ha intentato una causa presso la Corte Superiore della contea di Alameda in California, sostenendo di aver subito molestie sessuali “continue e pervasive” nella fabbrica in cui lavorava. Come notato da Reuters, la causa di Cloud sostiene che il suo manager l’abbia abbracciata e palpeggiata e sostiene che fosse anche soggetta ad osservazioni volgari e sessuali da parte dell’uomo. Accusa, inoltre, Tesla di non fare abbastanza per affrontare possibili molestie sessuali sul posto di lavoro. I manager di Cloud si stanno vendicando contro di lei dopo che ha sollevato la questione alle risorse umane.