Arrivano le prime applicazioni che offrono un partner virtuale che usa l’AI per creare interazione e sentimento. Alcuni si spingono oltre proponendo dialoghi con i defunti.
Le relazioni sono lo specchio della società. In questi anni di accelerazione crescente non potevano uscirne indenni. I social le hanno messe prima in vetrina e poi smaterializzate. Sono diventate numeri e vanità, dai numeri poi sono nati gli influencer. Ora con l’AI siamo di fronte a un altro salto, ancora più forte.
Mesi fa, girando per TikTok, ho cominciato a imbattermi in pubblicità che proponevano un partner virtuale. Esattamente, un partner totalmente virtuale, non una persona fisica ma una creazione in 3D, un software guidato da una AI che prometteva di parlare, interagire e creare una relazione sentimentale. Sicuramente mi avrebbe dato sempre ragione e questa sarebbe stata una esperienza nuova in una relazione. Ma sorvoliamo. Mi ha colpito molto comunque, ho pensato “ecco ci siamo arrivati, la fuga dalla realtà diventa più totalizzante”.
Questo è un segno precursore di un più grande fenomeno che scorre sotto la superficie, una fatica esistenziale, una difficoltà a relazionarsi, una incapacità di affrontare il dolore. Spesso tutte queste cose assieme. Infatti ecco emergere altri casi apparentemente diversi, ma con lo stesso filo conduttore.
La rubrica del nostro ceo, Andrea Barchiesi, su Prima Comunicazione:
