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Notizie in pillole sul digitale

Notizie in pillole sul digitale

L’Ucraina crea un esercito IT

23 Marzo 2022

Anonymous contro Nestlé che ha scelto di restare in Russia

Il team internazionale di hacker Anonymous ha violato il database di Nestlé perché si è rifiutata di lasciare il mercato russo. Dopo l’attacco informatico Anonymous ha pubblicato il database dell’azienda prelevando 10 giga di dati, di e­-mail e password, clienti aziendali Nestlé, insieme a un campione di dati di più di 50mila clienti business. L’azione, rivendicata dal collettivo di hacker su Twitter con l’hashtag #BoycottNestle, è arrivata allo scadere delle 48 ore che il collettivo aveva dato alla società per lasciare la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina cominciata il 24 febbraio scorso.

L’Ucraina crea un esercito IT

Sabato 26 febbraio è suonato un allarme nelle agenzie di intelligence occidentali. Col suo doppio ruolo di vice primo ministro e ministro della Trasformazione digitale dell’Ucraina, Mykhailo Fedorov ha lanciato via Twitter una preoccupante chiamata all’azione: “Stiamo organizzando un esercito IT. Abbiamo bisogno di talenti digitali”. Una fonte di intelligence occidentale ha riassunto l’iniziativa definendola “un invito a scatenarsi per decine di migliaia di mal intenzionati in giro per il mondo”. Un «Wild West» cibernetico in cui attivisti sconosciuti non hanno regole precise da seguire, e il cui potenziale di danno rappresenta un problema serio. «La Russia risponderà con diverse modalità. Ha già infiltrato i gruppi Telegram creati per coordinare l’attività dell’esercito IT offrendo script e programmi per aspiranti hacker che, invece di attaccare gli obiettivi stabiliti, danneggeranno il computer dell’utente», è la risposta degli esperti.

Il Tempo indaga sulle truffe pedopornografiche

Un atto giudiziario su carta intestata del Ministero dell’Interno con tanto di logo, in cui si viene invitati a comparire in quanto oggetto di una indagine in materia di pedopornografia, cyberpornografia e pedofilia. È richiesto il pagamento di 6500 euro, altrimenti su tutti i giornali sarà spiattellata l’abitudine di visitare siti hot e chat erotiche. L’avviso, con tanto di citazione di articoli del codice di procedura penale che nulla hanno a che vedere con quanto scritto nella missiva, arriva a firma del Capo della Polizia, Prefetto Lamberto Giannini. Si tratta di un nuovo fronte del cybercrimine che ha progettato una truffa priva di malware e che risulta essere abbastanza fruttuosa, considerato che le mail e gli allegati sono piuttosto credibili. Si prospettano due soluzioni: la prima, quella di trovarsi un avvocato e andare in giudizio, con il rischio di finire in carcere per 5 anni e pagare una multa dai 10 ai 35mila euro; la seconda, più amichevole, inviare nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e professione ed effettuare un bonifico da 6500 euro in due rate per risolvere la questione. La testata si è finta interessata alla seconda opzione e ha risposto con dati fittizi. A quest’ultimo messaggio ha fatto seguito un’altra loro mail con le coordinate bancarie cui effettuare il pagamento entro 24 ore. L’Iban risulta corretto e collegato a un numero di conto corrente di una filiale di Milano di una banca tedesca, la N26 Bank GMBH.

8 giovani su 10 dicono di riconoscere le fake news

Secondo l’analisi di Ipsos-­Idmo più si abbassa l’età, più aumentano i controlli sulle informazioni online per verificarne l’affidabilità, inclusa la presenza di fake news. Tra i giovani (18­-30 anni), il 61% si accerta infatti di autori e link, il 56% fa comparazioni con altri indirizzi web, il 38% bada che il sito sia aggiornato. Percentuali che crollano se l’età è quella compresa tra 31 e 50 anni, e tra 51 e 64 anni. Stesso discorso a seconda del grado d’istruzione: meno titoli di studio fa il paio con meno controlli. Tra gli italiani non c’è confusione sul significato stesso di fake news.  Il 73% degli intervistati, mille persone sentite tra l’1 e il 4 febbraio, metà uomini e metà donne, dai 30 ai 64 anni, per il 45% senza diploma, il 37% diplomati e il 18% laureati, ritiene infatti di essere in grado di distinguere un fatto reale da una bufala. Tuttavia, se deve giudicare il comportamento degli altri, il pensiero è che appena il 35% sia altrettanto capace di farlo.  Questo atteggiamento è più forte tra i più giovani e scolarizzati: quasi otto giovani tra i 18 e i 30 anni di età (quote oltre il 75%) crede più nella propria capacità di saper distinguere i fatti reali dalle fake news che in quella altrui.