Presunto patto di non aggressione tra i leader della pubblicità sul web
Tariffe di favore per Facebook con posizionamenti pubblicitari privilegiati. In cambio il colosso social accettava di non impegnarsi a competere con gli strumenti e le tecnologie di Google, ma anche di non utilizzare sistemi rivali rispetto a quello di Mountain View. Insomma un patto di non aggressione tra i leader della pubblicità su Internet. Il tutto a danno degli editori e degli inserzionisti. È su queste basi che si fonda l’azione di Commissione Ue e Antitrust del Regno Unito (Cma) che hanno avvio due indagini parallele su Google e Meta (Facebook), sospettate di aver violato le regole di concorrenza. Nel mirino c’è un accordo del 2018 per lavorare a strettissimo contatto sulla frontiera delle inserzioni digitali, viziando aste e prezzi. “False accuse”, ha replicato un portavoce di Google che parla invece di “accordo documentato pubblicamente e a favore della competizione, che consente a Facebook Audience Network (Fan) di partecipare al nostro programma Open Bidding, insieme a decine di altre società”. Posizione condivisa in casa Facebook: “L’accordo non esclusivo e altri accordi simili hanno contribuito ad aumentare la concorrenza per i posizionamenti degli annunci“.
Putin chiude i social
C’è una Russia cancellata e una oscurata. Da una parte c’è Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg, che consente i “due minuti d’odio” di orwelliana memoria contro «gli invasori». Dall’altro c’è Mosca che risponde staccando la spina a Facebook e Instagram. A farne le spese i cittadini russi che scivolano sempre più velocemente verso un Medioevo digitale e mediatico: silenziate le testate indipendenti e bloccati i social, si restringono le fonti libere d’informazione. «Speriamo non sia vero, perché se lo è, dovranno essere prese misure più decisive per porre fine alle attività di questa società», aveva commentato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Ieri mattina il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro la società di Zuckerberg e ha presentato domanda a un tribunale per designarla come “organizzazione estremista”. Dopo poche ore è arrivato l’annuncio di Roskomnadzor, l’Authority russa di comunicazioni e media: a partire dal 14 marzo Facebook e Instagram saranno bloccati. Risparmiato, invece, WhatsApp perché l’app di messaggistica è considerata un mezzo di comunicazione e non d’informazione. Come se non bastasse YouTube ieri ha annunciato che il blocco dei media finanziati dalla Russia, accusati di disinformazione sull’Ucraina, precedentemente limitato all’Europa, ora si applicherà a tutto il mondo.
Due cuori e uno smartphone contro i pregiudizi: Momo e Raissa.
Video autoironici contro razzismo, pregiudizi, intolleranza. “Il nostro primo contenuto è stato pubblicato due anni fa sul mio profilo TikTok. In modo scherzoso prendevo in giro i miei genitori su come si sarebbero aspettati Momo prima di conoscerlo. Giocavo su stereotipi e pregiudizi”, ricorda Raissa. “Con la nostra community siamo un gruppo di amici che dialoga e si confronta. I social rappresentano un modo di relazionarci abbattendo le distanze anagrafiche e fisiche”, afferma Momo. Sbarca su Spotify il loro primo prodotto editoriale incentrato sui valori che ispirano la generazione Z. Si tratta di “New G”, primo video podcast del colosso di streaming: “Parliamo di sociale e ambiente, ma anche di ansia e solitudine. Siamo una generazione attiva che vuole fare la differenza”, dice Raissa.
Instagram permette ai livestreamer di inserire dei moderatori
Instagram sta finalmente permettendo ai creatori di Live di nominare dei moderatori durante i loro streaming. I moderatori avranno la possibilità di segnalare commenti, rimuovere spettatori dallo stream e disattivare i commenti per uno specifico visualizzatore. Instagram spiega che i creatori potranno assegnare un moderatore toccando i tre punti nella barra dei commenti durante una diretta. Da lì, sceglieranno un moderatore da un elenco di account suggeriti o utilizzare la barra di ricerca per cercare un account specifico.
