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Safer Internet Day: strategie contro il cyber bullismo

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Safer Internet Day: strategie contro il cyber bullismo

7 Febbraio 2023

Il cyberbullismo è in crescita. Un fenomeno che non riguarda solo i giovani e che trova le sue radici nelle scarse competenze digitali del nostro Paese. Per combatterlo sarà necessario coinvolgere giovani, insegnanti, famiglie ed esperti della Rete.

di Silvia Rossato, Senior Privacy Consultant

Siamo arrivati anche quest’anno al 7 Febbraio, giornata anche nota come Safer Internet Day. Ma perché si sente parlare di “Internet sicuro” solo il 7 di febbraio? Molte sono le associazioni, organizzazioni, società e istituzioni che si occupano della salvaguardia delle persone che utilizzano la rete. Eppure, sembra che ce ne ricordiamo solo davanti a episodi terrificanti di cyberbullismo e violenza. Gli articoli diventano numerosi, le persone che si mettono a disposizione per elencare la to do list del perfetto navigatore del web si affollano sui social, i media dedicano ampio spazio al “contrasto al cyberbullismo”.

Il fenomeno, complici anche la pandemia e i lockdown, è cresciuto in maniera esponenziale. Come affrontarlo?

Prima di tutto occorre sottolineare come la violenza, la cultura della violenza online sia un fenomeno trasversale che non conosce età, cultura, ceto e genere. Pensare quindi che sia un fenomeno che travolga solo i più giovani è sbagliato. Inoltre, limitare la prevenzione di questi fenomeni solo agli ambiti scolatici risulta inutile se poi quegli stessi fenomeni si possono trovare anche altrove, magari in luoghi digitali ‘impensabili’. Più volte, ad esempio, mi è capitato di assistere a sistematiche scene di violenza verbale in chat WhatsApp, gruppi di genitori in cui l’età media si aggira intorno ai 40 anni.

La crescita del cyberbullismo in Italia

I recenti dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione (progetto Elisa)  relativi all’anno scolastico 2020-2021 (piena pandemia), in un monitoraggio che ha coinvolto oltre 300 mila studenti e quasi 50 mila docenti, risultano inquietanti. Dati che sono stati riconfermati in altre analisi e che dimostrano come il fenomeno sia, purtroppo, in crescita.

Dal report emerge che bullismo e cyberbullismo sono molto diffusi tra i giovani italiani. Nello specifico, il 22,3% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado è stato vittima di bullismo da parte dei propri pari (il 19,4% in modo occasionale e il 2,9% in modo sistematico), mentre il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna.

L’8,4% degli studenti ha ammesso di aver subito episodi di cyberbullismo, di cui 7,4% in modo occasionale e 1% in modo sistematico, mentre il 7% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo digitale: 6,1% in modo occasionale e 0,9% in modo sistematico. Il 7% di studenti, inoltre, risulta aver subito prepotenze a causa del proprio background etnico, il 6,4% prepotenze di tipo omofobico e il 5,4% prepotenze per una propria disabilità.

Italia al 18° posto per digitalizzazione in Europa

Quindi il problema, perché di un problema si tratta, dove ha posto le radici? Di particolare interesse risulta essere lo studio condotto da DESI, Digital Economy and Society Index, che valuta la performance dei Paesi nell’ambito dell’economia e della società digitale, comprese le competenze digitali della popolazione. In Italia, l’indice DESI evidenzia una carenza di competenze digitali tra i giovani, in particolare nell’utilizzo della tecnologia e dei servizi online. Molti di noi penseranno: “Ma come è possibile?! “Mio figlia/o è bravissimo, è uno “smanettone!”. Il primo passo verso la risoluzione dei problemi è sicuramente l’ammettere di avere un problema. I nostri ragazzi (ma ritengo tutti gli utenti di internet) italiani non sono poi così “smart” con l’utilizzo dei dispositivi digitali.

Per l’edizione 2022 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società, l’Italia si colloca infatto al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE.

L’Italia sta migliorando: lo dimostra la comparazione dei punteggi DESI negli ultimi cinque anni. La politica degli ultimi anni ha posto molta attenzione al fenomeno, in particolare grazie all’istituzione di un ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, all’adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche.  Nonostante tutto però, la trasformazione digitale è ancora penalizzata e paga il prezzo di ritardi e scelte che non sono state di aiuto in questo ambito. L’emergere e la diffusione di nuove piattaforme social come TikTok ha poi portato un ulteriore elemento di attrito: restare al passo con le novità digitali (e con i rischi ad esse associati) è sempre più complesso.

Safer Internet Day: le iniziative per contrastare il cyberbullismo

Come ci si sta muovendo a livello europeo? Ampliando lo sguardo a ciò che accade oltre confine, possiamo notare come le istituzioni si muovano bene in concerto con gli stati membri. Nel corso degli ultimi anni, sono stati compiuti progressi nella lotta contro il cyber bullismo, anche grazie a iniziative come il #DigitalDecade4YOUth e il Safer Internet Day. Ad esempio, sono state implementate politiche e leggi per proteggere i giovani dal cyber bullismo e sono state promosse campagne di sensibilizzazione sui rischi della rete. Di sicuro interesse è questo decalogo ideato dal comitato European strategy for a better internet for kids.

Inoltre, sono stati sviluppati strumenti e tecnologie per aiutare a prevenire e contrastare il cyber bullismo, come ad esempio filtri per i contenuti inappropriati e sistemi di segnalazione per i comportamenti scorretti online.

Tuttavia, la lotta contro il cyber bullismo è un lavoro in continua evoluzione, e sarà necessario continuare a investire nella sensibilizzazione e nella formazione per proteggere i giovani (ma non solo) dai rischi della rete. Sarà quindi importante lavorare insieme, coinvolgendo genitori, insegnanti, esperti e giovani stessi, per creare una società digitale inclusiva e sicura per tutti.

Rimane di vitale importanza pensare che questi ambiti educativi non devono rimanere ad appannaggio delle sole scuole, che questi programmi possano essere dedicati ai soli ragazzi o bambini. È necessario prendere atto dei limiti che anche gli adulti hanno in questo modo digitale, spesso incomprensibile, che rischia di accentuare le frustrazioni sociali.