L’influencer marketing è in aumento anche in Italia. Sarebbero 380 le nuove piattaforme e agenzie focalizzate su questo settore. In Italia, secondo l’Osservatorio Nazionale Infuencer Marketing, il 67% degli intervistati ha realizzato tra 1 e 3 progetti con influencer. Tra le finalità di utilizzo di questa strategia, la crescita della brand awareness (19.5%) e della brand reputation (18.3%). Solo pochi giorni fa Hopper HQ ha stilato la classifica degli influencer più ricchi: in testa agli italiani c’è Chiara Ferragni, che nella classifica mondiale si piazza al 65esimo posto con circa 52mila euro per post.
Google: «Investiremo 900 milioni in Italia». Il colosso digitale nei prossimi 5 anni investirà 900 milioni di euro in progetti di potenziamento delle tecnologie digitali a vantaggio del Paese e delle pmi. «Fra corsi gratuiti e strumenti puntiamo ad aiutare a digitalizzarsi oltre 700 mila fra individui e pmi» ha spiegato al Sole 24 Ore Fabio Vaccarono, managing director Google Italia.
Cdp punta a entrare in Fibercop. Secondo Bloomberg la Cassa avrebbe infatti avviato colloqui preliminari per rilevare una quota nella rete secondaria di Telecom Italia.
Telecom Italia ha escluso Huawei dalla gara per la costruzione della rete 5G in Italia e in Brasile. Lo riferisce l’agenzia Reuters, aggiungendo che le aziende invitate sono solo europee e americane.
«La app Immuni? Per ora è un flop». Lo ha detto il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, aggiungendo che «la campagna di comunicazione c’è e continua. La principale ragione per cui è successo non ha a che fare con la app e la campagna di comunicazione, ma con la fase del ciclo di vita dell’epidemia che viviamo, che trova una forma comprensibile ma non condivisibile di rilassamento».
Studio Usa: Facebook amplifica le voci dei NoVax. Uno studio dell’Università del Missouri ha analizzato più di 6.500 post pubblici relativi al vaccino HPV: il 45 per cento di questi mostrava un tono negativo nei confronti dei vaccini e di chi si sottoponeva alla procedura. «Questi post – osserva l’autrice dello studio – sono stati di incoraggiamento per messaggi simili: se i post negativi possono incoraggiare le persone a pubblicare altri contenuti simili, è possibile dedurre che le persone sono in parte influenzate dagli stimoli che recepiscono sulle piattaforme social».
