L’evoluzione digitale porta a credere che il mondo stia diventando sempre più ‘dematerializzato’. Ma quanto è vera questa convinzione?
Il digitale inquina?
I programmi e i servizi cloud che utilizziamo tutti i giorni, infatti, funzionano grazie a data center che consumano circa l’1% della domanda globale di elettricità (0,3% delle emissioni globali di CO2).
Secondo un recente studio, infatti, la fase di training del noto modello di linguaggio naturale GPT-3 avrebbe portato a un consumo di circa 1287 MWh, generando 550 tonnellate di emissioni di diossido di carbonio (pari a circa 550 viaggi di andata e ritorno – per una persona – tra New York e San Francisco).
Le possibili soluzioni
Le aziende del settore informatico stanno investendo sempre di più sulle rinnovabili, ma anche lo sviluppo e l’utilizzo di processori di ultima generazione, l’integrazione di algoritmi di intelligenza artificiale e determinate policy pubbliche possono permette una riduzione delle emissioni.
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