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Notizie in pillole sul digitale

Notizie in pillole sul digitale

Russia chiede a Wikipedia 4 milioni di rubli

4 Aprile 2022

Telegram fondamentale per la guerra

Da Facebook a Twitter, fino a YouTube e TikTok. La cortina di ferro digitale imposta da Putin fa parte di questa guerra, perché serve a controllare le informazioni, a tenere viva la propaganda. Ad evitare che le notizie in arrivo dall’Occidente su questo conflitto armato possano innescare il vero tormento di Putin: le rivolte popolari. Eppure, c’è una app sulla quale il Cremlino ha per ora preferito non intervenire, lasciandone libero l’utilizzo. Si tratta di Telegram, piattaforma di messaggistica istantanea che vive un po’ da sempre all’ombra di WhatsApp. E che in questa guerra si è presa un ruolo da autentica protagonista, diventando strumento di comunicazione indispensabile. Per i russi quanto per gli ucraini. Oggi Telegram – mezzo miliardo di utenti attivi prima della guerra -­ fa da bollettino ufficiale di quanto accade al fronte. Ma allo stesso tempo è strumento di propaganda per il Cremlino.

I grandi del tech dicono di avere costruito oggetti neutrali. Ma dimenticano il ruolo dell’algoritmo

Le più “politiche” fra le Big tech sono Meta (Facebook e Instagram) e Alphabet (Google e YouTube) perché intermediano immagini e parole tra persone, tant’è che promettono, al di là della erogazione di un servizio, di “costruire comunità di intenti e di passioni” fra i soggetti più distanti, mischiando posta, album di famiglia e contenuti vari generati da noi stessi. Il luogo comune che descrive i social nasce dalla sezione 230 del Decency act, una norma Usa del 1996 tradotta in Europa nel 2000, dove è sancito che “chi fornisce servizi interattivi non è responsabile delle informazioni che altri gli consegnano”, a patto, specifica l’Europa, che la piattaforma “non selezioni il destinatario” e “non selezioni né modifichi le informazioni trasmesse”. Secondo le imprese socia quelle parole avvalorano la metafora di sé stessi come “scatole nere”, dove qualcosa entra da una parte e un effetto ne scaturisce al lato opposto, ma senza che la scatola svolga un qualche ruolo, salvo starsene immobile, ferma e oscura. Però nel caso quotidiano nei social interviene sempre l’algoritmo, che none una “scatola vuota”, ma un “programma” accuratamente impostato per scegliere se e quanto “ampliare” sia il campo dei destinatari sia la scrittura stessa, arricchendola di segni d’enfasi e contesti. L’autore ubbidisce ad un algoritmo per ottenere che promuova quei post o quei video attraverso il sistema di news feed.

Raggiunto l’accordo sul Digital Markets Act che detta obblighi e divieti per Amazon & co.

I monopolisti di Internet come Amazon, Apple e Facebook non potranno più dettare regole private, ma dovranno garantire la parità di accesso ai servizi online offerti dalle piattaforme. Il testo definisce una serie di obblighi e divieti per alcune società, definite come “gatekeepers”, i guardiani del web, che forniscono “servizi di piattaforma di base” più inclini a pratiche commerciali sleali, come social network, motori di ricerca o piattaforme eCommerce, con una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuale di 7,5 miliardi nell’Ue. Gli obblighi e i doveri stabiliti nel regolamento hanno lo scopo di deviare le pratiche di mercato più sleali o le pratiche che creano o rafforzano barriere per le altre imprese, con l’obiettivo generale di garantire la contendibilità dei servizi digitali.

Metaverso: un italiano su quattro sa cos’è

A qualche mese dal lancio del solo concetto di metaverso da parte di Meta, l’azienda madre di Facebook, a cui sono seguiti annunci simili da parte di altri colossi del settore, questa nuova dimensione comincia a prendere forma. E l’argomento non è estraneo nemmeno agli italiani: uno su quattro, infatti, sa già di cosa si tratta e si aspetta che cambi il modo di accedere alla rete. Marchi grandi e piccoli stanno scommettendo su questo trend tecnologico di cui vedremo gli effetti, secondo gli esperti, tra 5-10 anni. La moda, che vive prettamente di fisicità, ha organizzato la prima Fashion Week della storia su Decentraland, una delle piattaforme sulle quali si sta costruendo la nuova dimensione tecnologica, coinvolgendo brand come Dolce&Gabbana, Etro, Tommy Hilfiger. L’obiettivo? Presentare le collezioni ma anche fare cassa, vendendo i capi sotto forma di opere digitali in Nft, da acquistare con criptovalute. Secondo gli esperti, l’arrivo in uffici e servizi della PA è solo questione di tempo. Come dimostra la sperimentazione di Seul che prevede entro il 2023 di rilasciare documenti ai cittadini negli ambienti 3D. E si sono già celebrati matrimoni sul metaverso con degli avatar.

Russia chiede a Wikipedia 4 milioni di rubli

La Russia minaccia Wikipedia con una multa di 4 milioni di rubli per gli articoli sull’invasione in Ucraina. Roskomnadzor, l’ente russo regolatore dei media, ha chiesto alla piattaforma di rimuovere “informazioni imprecise su un’operazione militare speciale della Federazione Russa in Ucraina finalizzata alla disinformazione degli utenti russi”. È uno dei tanti tentativi di Mosca di censurare i media e di stringere il cerchio attorno alla libera enciclopedia.