Prima il Covid poi la guerra, i media creano e distruggono esperti, star che monopolizzano la conversazione. Dall’informazione bulimica alla disinformazione il passo è breve. Forse è il momento di riportare la serietà e l’etica al centro della questione
Prima erano i virologi, ora sono gli esperti di geopolitica. Alcuni competenti, altri improvvisati, altri ancora impresentabili. Passano con disinvoltura dai programmi di ballo ai talk di attualità politica dispensando sapere, certezze e una sicura dose di risse mediatiche.
Di fatto siamo di front e al compimento di una parabola che ha trasformato il giornalismo, la tv e i media in generale in un oggetto che vira dal popolare al populista (qualcuno con abile para trasformismo la definisce televisione pluralista). Dall’informativo al disinformativo il passo è breve. Un cambio di paradigma che è prima di tutto sociale e culturale. Riguarda il mondo del giornalismo e della comunicazione, che perde per mano propria il ruolo centrale di guardiano. Investe ognuno di noi, spettatori, spesso inermi e intellettualmente imbolsiti, degli spettacoli da salotto tv. Oggi però con i social media e il digitale il cortocircuito è completo e avvolgente.
La rubrica mensile di Andrea Barchiesi, fondatore e CEO Reputation Manager, su Prima Comunicazione:
