Nella tragedia greca la κάθαρσις (catarsi), era stata descritta da Aristotele come quel fenomeno per cui lo spettatore che assisteva alla rappresentazione del male viveva un processo di purificazione dalle proprie passioni, dalle proprie angosce. Vedendolo messo in scena, il male veniva in qualche modo sublimato e superato, razionalizzato.
Oggi la narrazione del male non sembra più funzionale alla cura. La messa in scena come presa di distanza e tentativo di razionalizzazione, lascia il posto alla pornografia del dolore, al voyeurismo, all’entrare dentro la rappresentazione di tragedie vere, che colpiscono nella realtà persone come noi. Proprio perché sono persone come noi. Si creano degli effetti che penso sia importante mettere a fuoco.
La rubrica completa del nostro CEO, Andrea Barchiesi, su Prima Comunicazione.
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