TikTok e gli algoritmi per il successo. Un gioco di algoritmi, faccine e ironia. Bella Poarch è la star di TikTok che è riuscita a uscire da TikTok e a diventare star e basta. Ha rotto l’algoritmo facendo una cosa semplice e difficilissima insieme: muovendo la testa a ritmo di una canzone molto fitta, piena di suoni strani come il clacson, e cambiando la sua espressione a ogni suono. Sono bastati pochi secondi di headbobbing e sincronizzazione labiale su un ritmo elettronico ripetitivo. Funziona come l’ipnosi. Non puoi smettere di guardarla, potresti spingere play dieci volte consecutive un po’ per ammirarla un po’ per capire un po’ per starci male. Bella poi è anche bella con il naso rosso e le lentiggini, le sue espressioni facciali carine e ispirate al kawaii. La sua prima canzone è stata un successo. Si chiama “Build a B*tch” e nel video immagina una distopia in cui gli uomini possono ordinare una ragazza fatta su misura. La cultura pop, dice Il Foglio, è sempre più determinata dagli algoritmi, non è una novità, ma nessuno è più potente di quello di TikTok. Non più e non solo la critica, o il pubblico, ora anche l’algoritmo – che nessuno capisce – può creare un’artista? Questo significa anche che ciò che guardiamo è il minimo comune denominatore di ciò che la maggioranza vuole vedere e sentire: di solito cose magre, belle, bianche, ricche, semplici e orecchiabili.
Settembre online per tv e radio. Settembre 2021, secondo i dati di Audioweb, è un mese di grandi crescite, ma anche molti cali. I palinsesti tv e radio tornano a riempirsi, crescono i brand riguardanti la scuola: +166% skuola.net e +82% Studenti.it. Per quanto riguarda le testate giornalistiche sono in calo: Corriere +1%, Repubblica perdere -2,7% e al terzo posto Tgcom24 che nonostante il -8,5% resta sopra la Gazzetta dello Sport (-17%). La televisione in crescita: Mediaset +34%, RaiPlay +37,5% e La7 +49%. Rai News è piuttosto fiacca (2%), mentre Discovery+ perde parte di quegli utenti che aveva guadagnato con le Olimpiadi: a settembre è a 24,4%. Fra le radio, Deejay è sempre prima e sale del 27,8% mentre 105 torna in classifica recuperando l’80,8% degli utenti per un totale di 67,4 mila.
Videochiamate di lavoro più numerose, Google aggiorna Meet. Con il lavoro da remoto che non sembra lasciare del tutto il passo al ritorno in ufficio, Google ha deciso di estendere la sua piattaforma di videochiamate professionali Meet. L’app, disponibile sia per smartphone che tablet e computer, permette adesso di accogliere un massimo di 500 partecipanti alla stessa stanza, raddoppiando il limite precedente di 250. La novità non è per tutti gli iscritti, ma riguarda solo gli utenti abbonati ai livelli Business Plus, Enterprise Standard, Enterprise Plus ed Education Plus. “Ci auguriamo che aumentando le dimensioni massime delle riunioni sia più facile connettersi e collaborare con colleghi, clienti e consumatori” ha spiegato Google sul suo blog. Oltre a ciò, resta la possibilità di trasmettere la propria diretta ad un massimo di 100.000 spettatori, connessi esclusivamente allo streaming video.
Abusi online, Meta ritarda i messaggi sicuri. Meta, la casa madre che controlla Facebook e Instagram, porterà su Messenger e nei messaggi diretti la crittografia end-to-end solo nel 2023. Quest’ultima, assicura una forma maggiore di protezione da parte di hacker e agenzie terze, perché consente solo al mittente e al destinatario di un messaggio di leggerne il contenuto. “Come azienda che connette miliardi di persone in tutto il mondo e che ha creato una tecnologia leader del settore, siamo determinati a proteggere le comunicazioni private delle persone e a mantenerle al sicuro online. Ci stiamo prendendo del tempo per raggiungere tale scopo e non prevediamo di completare il lancio globale della crittografia end-to-end per impostazione predefinita su tutti i nostri servizi di messaggistica fino al 2023”. Un parere differente da quello della National Society for the Prevention of Cruelty to Children (NSPCC), che ha sottolineato come la messaggistica privata sia la “la prima strategia degli abusi sessuali su minori online, perché impedisce alle forze dell’ordine e alle piattaforme tecnologiche di leggere i messaggi, garantendo un maggiore anonimato”.
Sicurezza, online email e numeri di dirigenti italiani. La compagnia di sicurezza informatica Yoroi ha individuato un insieme di dati relativi a dirigenti di aziende italiane dei settori bancario e assicurativo venduti online, nel dark web. Il database conterrebbe sia i numeri di telefono che gli indirizzi email delle vittime, un totale di quasi 4.000 contatti, tra nazionali ed esteri. Secondo gli analisti, il rischio è che tali informazioni possano alimentare campagne di frodi specifiche, conosciute come “ceo-fraud”. In queste, i criminali riescono a impersonare le alte cariche, inviando email a dipendenti, collaboratori e clienti e cercando di far aprire documenti infetti o a cliccare su siti fasulli, così da violare, tramite virus informatici, anche i loro dispositivi e alimentare una escalation di ampia portata. Il fenomeno delle truffe via email è in crescita e secondo le ultime rilevazioni dell’FBI ha prodotto danni pari a 1,8 miliardi di dollari nel corso del 2020.