Il presidente russo, Vladimir Putin, è tornato a parlare di intelligenza artificiale in occasione di una conferenza tenutasi a Mosca venerdì.
Già nel 2017, Putin aveva previsto che “il Paese che diventerà leader nell’intelligenza artificiale dominerà il mondo”, promettendo che, se fosse stata la Russia a conquistare tale primato, avrebbe condiviso la tecnologia con il resto del pianeta.
Ora, però, i difficili equilibri geopolitici con l’Occidente, minacciati dalla guerra in Ucraina, e la conseguente rottura dei rapporti con molti leader globali, ha portato il presidente russo a cambiare idea.
La risposta agli Usa
Putin, in particolare, considera i progressi fatti dagli Stati Uniti nello sviluppo dell’intelligenza artificiale come un predominio “inaccettabile, xenofobo e pericoloso” e vede ora l’AI come un’arma da utilizzare nella competizione geopolitica e non come una risorsa da condividere apertamente.
Per questo motivo, la Russia sta lavorando a una propria AI nazionale, battezzata “Iskusstvennyj Intellekt” (intelligenza artificiale), con l’obiettivo dichiarato di preservare la sovranità tecnologica del Paese e contrastare i modelli occidentali.
Una strada in salita
Tuttavia, Mosca deve fare i conti con le conseguenze della guerra in Ucraina: le sanzioni ostacolano l’importazione di componenti chiave come i microchip, mentre la fuga di cervelli sta privando la Russia di molti specialisti IT.
Un altro elemento che costituisce un ostacolo nella strada verso lo sviluppo di un’AI funzionale e in grado di competere con quelle occidentali è rappresentato dalle limitazioni imposte dal Governo ai modelli di AI, i quali sono programmati in modo tale da evitare le domande più scomode.