Notizie in pillole sul digitale

YouTube non produrrà più contenuti originali

“Una cartella clinica vale mille dollari”. Sanità sempre più sotto attacco degli hacker: “Anche perché una cartella sanitaria sul dark web può essere venduta anche a mille dollari”, spiega Pierguido Iezzi, ceo della società di cybersicurezza “Swascan” del gruppo britannico “Tinexta Cyber”. Il forte sospetto dunque è che la gang di cyber criminali che ha provato – senza successo – a ricattare l’Usl 6 sulla piattaforma Lockbit non abbia pubblicato interamente il materiale che aveva sottratto con l’attacco del 3 dicembre scorso. Quello di maggior valore infatti potrebbe essere stato “trattenuto” per poi essere rivenduto al mercato nero dei dati. “Per loro natura, le cartelle e i dati sanitari sono tra i più completi disponibili oggi online – conclude Iezzi – Una cartella sanitaria completa, sul dark web, può essere venduta anche a mille dollari, proprio perché grazie ai dati in essa contenuti sono possibili una serie di attacchi potenzialmente devastanti, dai furti d’identità al ricatto”. Nei 9.346 file pubblicati dalla gang che ha colpito l’Usl 6 su Lockbit ci sono anche diverse cartelle sanitarie, ma soprattutto esiti di tamponi per il Covid. Di certo una marea di numeri di telefono, codici fiscali, indirizzi e­mail e altri dati potenzialmente “lucrabili”.

YouTube non produrrà più contenuti originali. La società di Google ha deciso di chiudere la divisione dedicata alla programmazione originale, YouTube Originals, e spostare il focus sui milioni di creatori che popolano la sua piattaforma di video. Il chief business officer Robert Kyncl ha fatto sapere che l’azienda investirà nella programmazione dedicata allo shopping dal vivo, nel suo Black Voices Fund e in YouTube Shorts, l’offerta di Google concorrente di TikTok. YouTube mirava a rendere la programmazione originale parte di un piano di abbonamento premium da 12 dollari (circa 10,50 euro) che forniva l’accesso a show originali e rendeva gratuiti altri video sulla piattaforma. Con la decisione annunciata, la piattaforma rafforzerà invece il focus sulla creator economy, che raccoglie le attività di milioni di podcaster, scrittori di newsletter e streamer di videogiochi, visti come un maggiore driver di profitto per l’azienda.

Covid: in Ue app hanno tracciato solo 5% dei casi. Dalla loro introduzione in Ue le app di tracciamento dei contagi da Covid-19 sono riuscite a tracciare solo il 5% dei casi registrati, in Italia l’1%. Sono i risultati di una ricerca di OpenPolis che sottolinea come “la mancanza di fiducia dei cittadini ha rappresentato una barriera insormontabile, con un risultato abbastanza modesto rispetto alle aspettative”. “Quando questi programmi sono stati lanciati – spiega la fondazione – le autorità sanitarie hanno dichiarato che, per garantire un impatto reale e duraturo, il 60% della popolazione avrebbe dovuto scaricarle. Ma l’Irlanda è stata l’unico stato Ue a raggiungere tale obiettivo col 75%. Riguardo i costi, escludendo quelli relativi alla pubblicità, per la fondazione gli stati membri hanno speso in totale poco meno di 106 milioni di euro solo per il design delle app. Mentre Bulgaria, Grecia, Lussemburgo, Svezia, Ungheria, Slovacchia e Romania non hanno né sviluppato né promosso una specifica app di tracciamento dei contatti.

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