Rassegna Stampa

Il crack reputazionale di Elon Musk

La reputazione è una forza invisibile. Questo aspetto, però, non deve ingannare, si manifesta in modo potente, soprattutto, al crescere della sua intensità. Può cambiare in un istante il destino di leader e di aziende. Ne sa qualcosa Chiara Ferragni e, prima di lei, molti altri. Questa volta è Elon Musk, colpevole di averla sottovalutata, a sperimentare la sua forza devastante.

Musk a buona ragione può essere considerato il Leonardo Da Vinci del nostro secolo, disponeva di un capitale di credibilità enorme dovuto ad una serie di successi planetari, da PayPal a Starlink, da SpaceX a Tesla. Nonostante questo, il suo coinvolgimento attivo, prima nella elezione e poi nel governo Trump, assieme ad ingerenze crescenti nella politica interna di Paesi di primo piano come UK, Canada e Germania, hanno generato una potente inversione reputazionale. E quando questo accade si porta dietro una rilettura di tutti i comportamenti: ciò che prima era una curiosa stranezza che amplificava il genio, diventa una pericolosa deriva; ciò che era visione, diventa brama. Tutto questo, quando accade, non è astratto, si manifesta in una crescente campagna di boicottaggio fino a violenze.

Consideriamo che Musk è il volto delle sue aziende, ed è qui che avviene il cortocircuito completo: l’odio si trasferisce ai suoi brand. Molti utenti Tesla hanno cominciato a mettere nella loro auto degli adesivi con scritte “Ho comprato questa Tesla prima che Musk diventasse pazzo” o altri, ben più sarcastici, hanno messo un adesivo con la scritta Toyota per camuffarsi. Nei social sono diventati subito virali, moltiplicando a dismisura la percezione del fenomeno.

La rubrica completa del nostro fondatore e CEO, Andrea Barchiesi, questo mese su Prima Comunicazione.

Paolo Marinoni

Communication Specialist di Reputation Manager S.p.A. Società Benefit.

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