È stato un settembre decisamente caldo. La ripartenza dopo la pausa estiva è stata segnata dall’(inaspettato?) scoppio di una crisi politica e istituzionale per certi versi, sicuramente per quello della comunicazione istituzionale, senza precedenti.
La vicenda tra Maria Rosaria Boccia e Gennaro Sangiuliano inizia il 26 agosto 2024, quando Boccia pubblica un post su Instagram annunciando la sua nomina a Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi. Questo post attira immediatamente l’attenzione dei media, in particolare di Dagospia che inizia a mettere in dubbio la veridicità della nomina tirando in ballo una smentita da parte del portavoce del Ministro. Da quel momento inizia il ping pong tra dichiarazioni a mezzo stampa (del ministro e del suo staff) e smentite via social di Boccia, che inizia a tenere un diario quotidiano sul suo profilo Instagram, pubblicando ogni giorno storie e post per smentire le affermazioni del Palazzo.
Il profilo di Boccia, esce così dal quasi anonimato per moltiplicare giorno dopo giorno il suo seguito, fino a toccare un incremento del 74% dei suoi follower il 4 settembre, giorno in cui pubblica l’audio della telefonata con un dirigente del Ministero che dimostrerebbe l’avvenuta nomina e in cui Sangiuliano rilascia l’intervista al TG1 in cui ammette la relazione sentimentale con la donna, ma continua a smentire di aver utilizzato denaro pubblico a scopo personale. Nel giro di tre giorni la situazione precipita e il ministro è costretto alle dimissioni e il resto è storia.
La vicenda oltre all’attenzione dei media, ha suscitato naturalmente l’interesse di professionisti che, come noi, si occupano di comunicazione e di crisi. Ed è su queste analisi che vorrei soffermarmi poiché riscontro uno schema interpretativo che si reitera ogni volta, ma che sembra ignorare i nuovi paradigmi della comunicazione (“nuovi” si fa per dire, perché ci siamo dentro almeno da 15 anni).
La rubrica del nostro fondatore e CEO, Andrea Barchiesi, su Prima Comunicazione.