L’enciclopedia online è per funzionamento molto diversa da quella tradizionale. È informazione partecipativa, fluida. È una nuova difficile sfida per le istituzioni e per le imprese.
Siamo abituati a pensare all’enciclopedia come ad una certezza, quasi una cattedrale, solida, indiscutibile. La disintermediazione portata dalla rivoluzione digitale non ha però risparmiato nemmeno le cattedrali e senza che i più se ne siano accorti è nato un nuovo modello: l’informazione partecipativa. Wikipedia. Un nuovo sapere che non si forma attraverso accademici e comitati scientifici ma attraverso lo scontro incontro (l’ordine non è casuale) di comunità, una moltitudine di soggetti senza necessità alcuna di referenze. Tutti possono contribuire. Tutti. Il concetto è persino romantico.
Che conseguenze può avere un’informazione partecipativa in un contesto sociale come il nostro? Qui la questione si fa interessante, aiutiamoci con un esempio pratico: immaginiamo di essere un leader di una coalizione elettorale, di essere ben lanciati, di poter diventare presidente del consiglio. Ma, e quando sei in lizza per questi ruoli i ma contano più dei meriti, ci sono affermazioni di un passato remoto che vi associano al fascismo. Gira online un vecchio video in cui parlate di Mussolini come di un “buon politico”. Dichiarazioni vecchie ma come abbiamo più volte indicato il passato nel digitale diventa liquido, è come se tutto esistesse nello stesso momento in un continuo presente. La tentazione è far pulizia, ed è quanto successo alla pagina Wikipedia di Giorgia Meloni un anno fa.
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