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Notizie in pillole sul digitale

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Bande hacker: tutto porta al Cremlino (ma la prova non c’è)

5 Luglio 2021

Bande hacker: tutto porta al Cremlino (ma la prova non c’è). Tutti sono convinti che si tratti di russi, ma nessuno ha trovato ancora la cosiddetta “pistola fumante”, vale a dire la prova certa che gli ultimi devastanti attacchi siano opera di hacker di questo paese. E al Cremlino scrollano le spalle, visto che senza elementi certi, Biden non può puntare il dito in quella direzione, dopo le parole scambiate con Putin al vertice di Ginevra. Anzi, le ultime caute dichiarazioni del presidente americano sull’origine degli attacchi lasciano ritenere che, almeno per ora, non succederà nulla.

Fattore umano fondamentale per garantire la sicurezza. Il 93% delle aziende del settore sanitario italiane ha subito attacchi informatici mentre il 64% ritiene probabile, o altamente probabile, un attacco informatico nel prossimo futuro. A rilevarlo è l’indagine “Healthcare Cybersecurity” curata da Bitdefender, da cui emerge una preparazione insufficiente sia in termini di tecnologie che di competenze professionali. Le principali lacune sono legate all’uso di sistemi operativi non supportati o obsoleti e la mancanza di adeguati livelli di protezione per i dispositivi medici. Evidenti le difficoltà anche nel determinare la fonte dell’attacco, individuata solo nel 43% dei casi. Secondo gli intervistati, altre lacune sono legate al fatto di non avere un security operation center (67%), non eseguire abbastanza simulazioni di attacchi per comprendere dove rafforzare i processi di resilienza (63%) e non avere piena visibilità sulla catena degli attacchi (59%).

I video online pronti al sorpasso con costi bassi e tracciamento. Beffato da un video, sapientemente montato e diventato virale sui social in poche ore. Il Sole 24 Ore racconta il caso di David Keene, oggi nel cda della potente lobby delle armi NRA, testimonial suo malgrado di una campagna di sensibilizzazione contro l’uso delle armi. La potenza delle immagini sulle quali associazioni e brand hanno deciso di scommettere. Secondo quanto riportato, la spesa pubblicitaria digitale è in crescita ad un tasso annuo del +7% e dovrebbe superare l’adv sui canali tradizionali, arrivando a rappresentare anche in Italia entro tre anni il 56% sul totale della spesa. Secondo l’analisi di Bain il video online può incrementare il business, ottimizzando i costi e valorizzando il tracciamento dei dati con un costante monitoraggio.

I social network ci espropriano la democrazia e noi non fiatiamo. Il garante della privacy Pasquale Stanzione, nella sua relazione annuale, ha ricordato che con i social network è in gioco la democrazia. “La sospensione degli account Facebook e Twitter di Donald Trump ha rappresentato plasticamente come le scelte di un soggetto privato, quale il gestore di un social network, possano decidere le sorti del dibattito pubblico, limitando a propria discrezione il perimetro delle esternazioni persino di un capo di stato”. Manca tra i cittadini la consapevolezza della posta in gioco. E ancora Stanzione: “Il Tribunale di Roma ha rilevato come il pur ordinario contratto privatistico di fornitura del servizio di social network soggiaccia a una peculiare forma di eteroregolazione dovuta alla sua incidenza su diritti fondamentali”.

Con Covid guadagni record per le app, 64,9 miliardi dollari. Il Covid ha incrementato l’utilizzo degli smartphone e di altri strumenti digitali, sia per scopo lavorativo che educativo e di intrattenimento. Un trend che viene confermato da un recente report della società di analisi Sensor Tower. Nello studio ‘Store Intelligence’ si legge che, nella prima metà del 2020, la spesa dei consumatori per app mobili è salita del 28,4% rispetto alla stessa rilevazione del 2019. Un’ascesa che non si arresta: nei primi sei mesi del 2021, vi è stato un ulteriore balzo del 24,8% rispetto all’anno scorso. Tradotto vuol dire 64,9 miliardi di dollari spesi dagli utenti, complessivamente, su App Store e Google Play.

Jeff Bezos non è più Ceo di Amazon: Andy Jassy da oggi alla guida. Da oggi, 5 luglio 2021, Jeff Bezos non è più il volto che rappresenta Amazon. La decisione del fondatore del colosso di ecommerce per eccellenza di lasciare la poltrona di Ceo della sua creatura – esattamente dopo 27 anni – è stata annunciata lo scorso febbraio. Al suo posto, ci sarà Andy Jassy, che sino ad oggi ha gestito (con successo) la divisione dell’Amazon Web Service, il sistema di Cloud Computing più utilizzato al mondo.

La Norvegia vieta le foto ritoccate sui social “Spingono i giovani verso modelli sbagliati“. C’è una nuova legge in Norvegia che vieta agli influencer di condividere sui social foto (promozionali) rielaborate senza dichiararlo, pena multe salatissime. Passata con 72 voti a favore e solo 15 contrari, si tratta di un’iniziativa che il governo del Paese scandinavo ha fortemente voluto nel tentativo di frenare almeno un po’ la diffusione di ideali di bellezza irrealistici e irraggiungibili, che rendono soprattutto le donne sempre più insicure del loro aspetto.