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Notizie in pillole sul digitale

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L’India ha ‘ordinato’ ai social la cancellazione di alcuni post critici verso il governo

28 Aprile 2021

India accusata di censura per aver bloccato le critiche sui social media. Il governo indiano ha ordinato a Facebook e Twitter di rimuovere alcuni contenuti critici nei confronti della gestione governativa della pandemia. Per giustificare la richiesta, il Ministro della tecnologia e dell’informazione ha spiegato che “alcune persone stanno abusando dei social media per creare panico nella società”. La decisione di oscurare alcuni contenuti ha creato scompiglio e indignazione tra i cittadini: molti hanno criticato il governo indiano per essersi concentrato sulla “censura” mentre il Paese si trova nel mezzo di un “disastro umanitario”.

Politica, nella guerra dei social la destra batte la sinistra. Secondo uno studio paneuropeo l’ala conservatrice è più efficace nel saper catalizzare un seguito sui principali social media, distribuendo i contenuti in modo più uniforme sulle tre principali piattaforme (Facebook, Twitter, Instagram) e dimostrandosi più efficiente nella condivisione dei contenuti. In Italia il 94% dei membri della Camera utilizza Facebook, l’81,4% Twitter e il 64,5% Instagram.

Gucci e Facebook dichiarano guerra ai falsi. I due partner hanno avviato una causa congiunta per violazione dei termini di servizio e delle condizioni d’uso del social network nonché dei diritti di proprietà intellettuale del brand, contraffazione e concorrenza sleale. Il soggetto, identificato come una persona fisica, è accusato di aver utilizzato diversi account Facebook e Instagram per eludere gli accertamenti e le azioni da parte del social di Mark Zuckerberg. Gucci rivendica il rispetto della proprietà intellettuale per contrastare la violazione dei propri diritti sia online che offline ad ogni livello.

Espulsa per uno sfogo sui social, si rivolge alla Corte Suprema. La ragazza si era sfogata su Snapchat dopo essere stata confinata per il secondo anno di fila nella junior varsity, una sorta di seconda squadra del liceo di Mahanoy. Era convinta che il messaggio ­inviato con una sua foto con il dito medio alzato ­ sarebbe scomparso in 24 ore. Invece è stato screeshottato ed inviato agli allenatori. Il tutto si è trasformato in una controversia tra le regole della scuola e il tribunale. Dopo essere stata riammessa Levy si è guadagnata per due anni il varsity team, la prima squadra che tanto desiderava.

Gli hacker rubano ai social network, che ora scappano dalle loro responsabilità. A essere nei guai è soprattutto Facebook, che ora rischia di finire in tribunale su iniziativa del gruppo di difesa dei diritti digitali Digital rights Ireland, cui hanno aderito settemila cittadini europei. Ma il problema riguarda anche LinkedIn e Clubhouse: mai così tante informazioni erano finite online, a disposizione di chiunque. Una fuga che preoccupa non solo per la quantità di persone coinvolte, nel complesso almeno mezzo miliardo, ma anche per il modo in cui è stata gestita dalle piattaforme. “Non abbiamo colpe” è stata la linea difensiva adottata da tutti e tre i social network. Hanno spiegato di non aver subito alcun “data breach”, cioè una violazione che in base al Regolamento europeo li obbligherebbe a rispettare determinate procedure.

Sindacato per gli influencer. Un sindacato degli influencer italiani, per tutelare i diritti di chi lavora con i selfie e le “stories” e colmare il vuoto di regolamentazione su tariffe e oneri fiscali. La proposta, lanciata dall’influencer campana 25enne Mafalda De Simone (176.000 follower su Instagram), punta a replicare anche nel nostro paese il modello statunitense e anglosassone, dove dal 2020 le sigle AIC (American Influencer Council) e TCU (The Creator Union) regolano gli aspetti economici del mestiere, supervisionando i contratti e garantendo un trattamento paritario alle star del web.

Google chiude un primo trimestre stellare. L’utile è quasi triplicato a 18 miliardi di dollari su ricavi in crescita del 34% a 55,31 miliardi. Risultati ben sopra le attese degli analisti che mettono le ali ai titoli di Mountain View: nelle contrattazioni after hours salgono di oltre il 3%. I ricavi da raccolta pubblicitaria sono balzati a 44,68 miliardi dai 33,76 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.