La relazione cliente-fornitore all’interno della filiera di appartenenza in ogni fase del processo, dal primo contatto all’assistenza post-vendita, è diventato un elemento centrale. Un’azienda su due è però ancora focalizzata sulla componente di prodotto o servizio e solo il 16% va verso una trasformazione digitale dell’esperienza. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Customer Experience B2b del Politecnico di Milano.
Secondo un’analisi del Crif, nel 2022, le attività degli hacker sono cresciute in modo rilevante, tanto che il numero di account che hanno visto compromesse le proprie credenziali ha segnato in Italia un +44,1% in un anno, registrando 780mila alert nella prima metà del 2022. In particolare, ciò viene favorito, tra le altre cose, dall’uso degli nft (token non fungibili) e dalla possibilità di restare anonimi in rete.
Nell’ultimo decennio, la percentuale di azioni che hanno fatto registrare dei miglioramenti è elevata in relazione agli obiettivi di utilizzo delle nuove tecnologie, consumo e produzione responsabili, utilizzo di fonti di energia pulita, parità di genere e realizzazione di infrastrutture. Si registra un dato contrario, però, per quanto riguarda le città e le comunità sostenibili, il cambiamento climatico, l’istruzione e la povertà. Emerge dal rapporto Istat sui “Sustainable development goals” (obiettivi di sviluppo sostenibile), che monitora gli sviluppi relativi all’Agenda 2030, adottata nel 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu.
I messaggi scritti e gli audio inviati in una chat che siano offensivi nei confronti di un membro del gruppo integrano il reato di diffamazione (articolo 595 del Codice penale) quando la ricezione avviene in assenza del destinatario. In sua presenza (virtuale), invece, si configura l’ingiuria aggravata dalla presenza di più persone (art. 594 c.p.), fattispecie di reato depenalizzata nel 2016. Lo ha disposto la V Sezione penale della Corte di Cassazione nella sentenza 1635 del 2022.
In tre anni, le richieste inviate ai social dalle autorità giudiziarie sono cresciute del 67% per Google e del 40% per Meta, ma spesso non ricevono un riscontro. Le piattaforme non sono infatti sempre obbligate a fornire le informazioni in loro possesso e non sono previste sanzioni se non lo fanno. In Europa, il tasso più elevato di risposta si ottiene dal Regno Unito (nel 2021, 88-89% per Google e Meta e 63,4% per TikTok), in linea con il dato statunitense. Nello stesso anno, invece, in Italia si è registrato solo un 52% per Meta, il 65% per Google e il 25% per TikTok.
A causa dell’inflazione e del carovita, gli italiani sono più attenti a ciò che acquistano. “Stiamo registrando una crescita del 24% della ricerca delle promozioni, per altro con un forte anticipo rispetto al canonico periodo degli sconti: con l’avvicinarsi del Black Friday e poi delle festività natalizie ci aspettiamo un ulteriore picco di ricerche”, ha dichiarato Stefano Portu, fondatore e Ceo di ShopFully, tech company italiana tra i primi player al mondo nel drive-to-store (l’uso del digitale per portare i consumatori nei negozi fisici). Gli italiani, inoltre, “prediligono la ricerca di promozioni sui prodotti di prima necessità, mentre In Spagna vediamo aumenti soprattutto nella ricerca di offerte sulle carni e di prodotti tech e di intrattenimento, come smart tv e piscine – continua Portu – In Francia, invece, crescono molto le ricerche relative a birra ed elettrodomestici”.
Il digitale e l’utilizzo sempre maggiore dei canali online hanno spinto le principali maison a rivolgersi a esperti giuridici che si occupano specificamente del settore fashion. Avvocati che hanno competenze nel campo dell’anticontraffazione, arricchite anche dalla conoscenza dei canali online, tra cui il metaverso. Quest’ultimo, in particolare, ha contribuito molto alla crescita del settore, il quale ha registrato un +25% nel primo semestre del 2022.
Con il termine, una crasi delle parole ‘smartphone’ e ‘zombie’, utilizzato per la prima volta in Germania nel 2008, ci si riferisce a una persona che si aggira per strada con gli occhi incollati allo schermo del proprio smartphone, senza guardarsi intorno.
La Corte di Cassazione, con una recente pronuncia, ha definito le differenze tra le diverse tipologie di documenti informatici utilizzati nel mondo del diritto. In particolare, con l’ordinanza 27379/2022, la Corte ha ribadito gli elementi che contraddistinguono i documenti informatici nativi digitali, le copie informatiche di documenti cartacei, i duplicati informatici e le copie informatiche di documenti informatici.
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