L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha lanciato due avvisi per distribuire 25 milioni di euro provenienti dal Pnrr a sostegno di interventi di potenziamento e miglioramento delle capacità cyber della pubblica amministrazione. I fondi provengono dall’investimento 1.5 «Cybersecurity» del Pnrr a titolarità del ministro per l’innovazione tecnologia e la transizione digitale. Il fine ultimo degli interventi che il bando intende sostenere è quello di potenziare il livello di resilienza cyber dei sistemi informativi degli organi costituzionali e di rilievo costituzionale, delle agenzie fiscali e delle amministrazioni facenti parte del nucleo per la cybersicurezza per la messa in sicurezza dei dati e dei servizi dei cittadini.
“Il cyberspazio sta dimostrando tutti i suoi limiti strategici e operativi. La Russia ha, infatti, una finestra di opportunità maggiore e più efficace nelle armi reali, piuttosto che in quelle virtuali. Gli attacchi informatici possono bloccare un’infrastruttura critica per ore o giorni, ma un missile distrugge per sempre”, spiega Stefano Mele, responsabile del Dipartimento Cybersecurity Law presso Gianni&Origoni. Mosca, aggiunge, “è consapevole che un attacco informatico, che avesse come effetto quello di bloccare l’erogazione di un servizio essenziale sul territorio ucraino, potrebbe colpire con molta probabilità anche i sistemi informatici critici dei Paesi appartenenti alla Nato, dando così l’opportunità all’Occidente di attivare l’art. 5 del Trattato Nord Atlantico, che prevede la mutua difesa in caso di attacco armato, anche nel caso in cui esso sia portato attraverso il cyberspazio”. Per Mele, anche i Paesi europei e della Nato, per non far scivolare il conflitto in una guerra mondiale, hanno scelto di non attaccare “in maniera aperta e diretta le reti e i sistemi informatici russi e bielorussi, ma utilizzano la copertura di alcuni gruppi di hacktivisti, tra cui il più noto è senz’altro Anonymous”.
Facebook e Instagram hanno istituito una modifica temporanea della politica che consente agli utenti, solo di alcuni paesi, di pubblicare contenuti solitamente vietati, comprese le richieste di risarcimento o persino la morte di soldati o politici russi. In una dichiarazione inviata a The Verge, il portavoce di Meta, Andy Stone, ha dichiarato: “Come risultato dell’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo temporaneamente concesso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole, ad esempio, discorsi violenti che inneggiano a alla morte dei russi”. Il New York Times ha confermato che questa politica si applica alle persone che utilizzano il servizio da Ucraina, Russia, Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovacchia, Ungheria e Romania.
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