Secondo uno studio di Kaspersky, nel 2021 i malware sono aumentati quasi del 6%, mentre truffe bancarie, ransomware e furti di dati crescono in doppia cifra. Crowdstrike, altra azienda che si occupa di sicurezza informatica, ha rilevato che nel 2021 le vittime di ransomware hanno dovuto pagare in media 1,79 milioni di dollari per ogni attacco, conto gli 1,1 milioni dell’anno precedente, mentre gli attacchi che arrivano attraverso la catena dei fornitori sono aumentati del 50%. Gli attacchi che fanno i danni più gravi sono le truffe bancarie. Questi attacchi, nei casi più complessi, prevedono sia l’uso di sistemi informatici, sia l’intervento di operatori umani al telefono: mascherando i numeri telefonici, un criminale si finge operatore del call center della banca e riesce a farsi consegnare i codici necessari ad eseguire un bonifico a insaputa del titolare del conto. Il problema principale nel contrasto del cybercrimine consiste nel fatto che Internet sta diventando tentacolare: il numero di dispositivi, applicazioni e servizi web usati ogni giorno è letteralmente esploso negli ultimi anni e ognuno di questi strumenti rappresenta una potenziale porta di ingresso per i pirati.
Anche Facebook, dopo Twitter, ha annunciato un giro di vite sulla presenza nella sua piattaforma di media legati allo Stato russo, accusati di disinformazione nell’invasione russa dell’Ucraina. Meta (la società che controlla Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger) ha spiegato che limiterà l’accesso a Russia Today (RT) e Sputnik, ritenute dall’Occidente megafono della propaganda del Cremlino e piattaforme per giustificare la guerra contro Kiev. Poche ore prima Twitter aveva deciso di segnalare i cinquettii legati a media affiliati allo Stato Russo.
Netflix non distribuirà un certo numero di canali statali in Russia come, invece, richiesto da una nuova legge, afferma la società, a seguito di notizie secondo cui potrebbe presto essere costretta a trasmettere le reti. Variety ha riferito lunedì che Netflix era tra una serie di servizi aggiunti a un registro gestito dal regolatore dei media russo Roskomnadzor. La nuova legge, che secondo Variety non è ancora entrata in vigore del tutto, richiede ai grandi streamer di trasmettere 20 canali russi, incluso Channel One, finanziato dallo stato. Channel One è stato tra i numerosi canali, citati dall’Associated Press la scorsa settimana, che distorcevano la narrativa per allinearsi con i messaggi del Cremlino sull’invasione russa dell’Ucraina. Altri canali nominati da Variety includono NTV e Spa, un canale associato alla Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, un portavoce di Netflix ha detto a The Verge che non prevede di trasmettere questa tipologia di canali.
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