Gli hacker irrompono in una lezione della polizia postale. Doveva essere una lezione online sui pericoli del web ed il cyberbullismo, organizzata dal Dipartimento della polizia postale di Venezia, ma è stata ben presto interrotta da un anonimo hacker che è riuscito ad insinuarsi nella comunicazione con insulti, parolacce e pesanti offese anche al governatore Luca Zaia. Venerdì scorso a seguire l’appuntamento, attraverso le Lim (le lavagne interattive multimediali) o via Youtube (chi era costretto a casa in Dad a causa del Covid), c’erano almeno 500 istituti superiori del Veneto. Quando l’evento stava per cominciare (avrebbe dovuto vedere come relatore un poliziotto della polizia postale) ecco l’inattesa interruzione ed il conseguente rinvio dell’incontro a data da destinarsi.
Meta e i suoi antagonisti. A far paura a Meta sono i movimenti social degli antagonisti, o di coloro che si dichiarano come tali erodendo fette di mercato e attenzione. È il caso di Poparazzi, autodefinitosi l’antiInstagram in guerra contro i selfie ritoccati e quell’idea di perfezione apparente. Così questa app, online da maggio 2021 e creata dai fratelli Alex e Austen Ma, ha iniziato la scalata arrivando a raccogliere 135 milioni di dollari dal venture capital. Alla base c’è la ricerca di autenticità. Perché, come si legge nel post di lancio, “la vita reale delle persone è fatta soprattutto di momenti imperfetti che meritano anche di essere catturati e condivisi”. Così le metriche quantitative lasciano il posto a quelle più qualitative. “Nel business si sta passando dal prestare attenzione alle “vanity metrics” agli elementi legati più alla qualità della propria audience, come ad esempio il tasso di interazione o quello di conversione degli utenti in clienti”, precisa Colicci, autore di libri al riguardo. La direzione è segnata, come emerge dalle startup impegnate a sviluppare nuovi social di nicchia, e che provano a sottrarre utenti e mercato ai colossi.
Netflix e gli oscar 2022. Il Potere del Cane” offre a Netflix una nuova chance di conquistare per la prima volta la statuetta più ambita di Hollywood, quella della categoria Best Film e domina la classifica con ben 12 nomination. Per il miglior film internazionale l’Italia ha ottenuto la candidatura di “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino che peraltro è andato in onda su Netflix.
Il “like” contribuisce alla diffusione del pensiero razzista. Il like sui post antisemiti pubblicati nei social network è un grave indizio del reato di istigazione all’odio razziale. Il gradimento, infatti, non solo dimostra, incrociato con altre evidenze, l’adesione al gruppo virtuale nazifascista, ma contribuisce alla maggiore diffusione di un messaggio, già di per sé idoneo a raggiungere un numero indeterminato di persone. La Cassazione, con la sentenza n. 4534, respinge il ricorso contro una misura cautelare disposta dal Gip, per il reato di istigazione all’odio razziale. Un crimine contestato soprattutto sulla base dell’attività social dell’indagato, che interagiva con una comunità virtuale neonazista, il cui scopo principale era la propaganda e l’incitamento all’odio razziale. L’algoritmo scelto dal social network per regolare il sistema assegna, infatti, un valore maggiore ai post che ricevono più commenti o che sono contrassegnati dal “mi piace” o “like”. Chiaro dunque il contributo dato alla diffusione delle “idee” razziste.
Google: la doppia autenticazione funziona. Da quando Google ha introdotto, per gli utenti dei suoi servizi, l’autenticazione a due fattori per impostazione predefinita, le violazioni degli account si sono dimezzate. La nuova tipologia di accesso, richiesta per usare la personalizzazione sulle app del gruppo, come Gmail, Mappe, il cloud di Drive ma anche YouTube, è stata attivata di default lo scorso ottobre per un primo monte di persone. La novità è nella verifica dell’utente non solo tramite l’immissione della password personale, ma anche attraverso un passaggio ulteriore, come l’inserimento di un codice sms temporaneo ricevuto sul cellulare o una notifica da accettare su uno dei dispositivi usati di solito per le app Google, smartphone o tablet. In questo modo, si rende più difficile l’intromissione di un hacker nel proprio profilo, visto che non basta conoscere nome utente e chiave alfanumerica per rubare i dati.

