La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza significativa riguardante l’utilizzo dei dati personali da parte dei social network. Al centro della controversia, Meta e l’attivista Maximilian Schrems, che ha contestato l’uso dei suoi dati personali relativi all’orientamento sessuale.
La sentenza stabilisce che i social network non possono utilizzare indiscriminatamente i dati degli utenti per la pubblicità personalizzata. Meta raccoglie informazioni sia dall’attività sulla piattaforma che da fonti esterne, attraverso cookie e plugin, ma, secondo la Corte, questi dati non possono essere aggregati e analizzati senza limiti temporali o distinzioni sulla loro natura.
Un punto cruciale della sentenza riguarda la divulgazione pubblica di informazioni personali: il fatto che un utente abbia reso pubblico un aspetto della propria vita (come l’orientamento sessuale) non autorizza automaticamente il social network a trattare altri dati correlati per fini pubblicitari. La Corte sottolinea che tale trattamento deve rispettare le disposizioni del GDPR, garantendo così una maggiore tutela della privacy degli utenti europei.
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