Un’analisi condotta dall’Università La Sapienza di Roma su 300 milioni di commenti rivela come le piattaforme digitali stiano modificando la comunicazione umana. La ricerca, pubblicata sulla rivista PNAS, dimostra una progressiva semplificazione linguistica: gli utenti tendono a usare un vocabolario limitato, con meno parole uniche e commenti più brevi.
Lo studio ha esaminato otto piattaforme – da Facebook a Telegram – per una finestra temporale di 34 anni, evidenziando una riduzione della ricchezza lessicale. Nonostante questo impoverimento, gli utenti continuano a introdurre nuovi termini, segno di un linguaggio ancora dinamico.
Le cause risiedono nei modelli di business dei social, che favoriscono contenuti brevi ed emotivamente coinvolgenti. L’ecosistema digitale modella così l’espressività, privilegiando la viralità rispetto alla complessità argomentativa.
I ricercatori avvertono: questa semplificazione potrebbe compromettere la qualità del dibattito pubblico, rafforzando divisioni e perdita di sfumature interpretative. Le soluzioni proposte includono programmi di alfabetizzazione digitale e politiche che incentivino contenuti più articolati.
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