Elon Musk ha messo sul piatto 43 miliardi di dollari per acquistare il 91% di azioni che gli mancano per ottenere l’intera società. L’Opa è stata ufficializzata ieri, con mister Tesla che ha comunicato il tutto proprio con un tweet: un laconico “ho fatto un’offerta” al quale ha allegato il filing presentato alla Sec. Il titolo di Twitter, dopo un iniziale entusiasmo, ha perso vigore durante le contrattazioni. E in serata viaggiava addirittura in calo ben lontano dal prezzo d’Opa. I termini sono chiari, e non negoziabili: 54,2 dollari per azione. In una lettera inviata al board della società, Musk ha spiegato di voler investire su Twitter perché credeva nel suo potenziale come “piattaforma per la libertà di parola in tutto il mondo”. E invece, proprio da quando ha effettuato il suo investimento, si è reso conto che la società “non avrebbe sviluppato bene questo imperativo sociale”. Per ora il Cda di Twitter ha fatto sapere che “esaminerà attentamente la proposta per determinare la linea d’azione che ritiene sia nel migliore interesse della Società e di tutti gli azionisti”, e sta già studiando ogni aspetto con gli analisti di Goldman Sachs. Ma l’epilogo di questa trattativa è tutt’altro che scontato. Musk sostiene che la sua offerta di 54,20 dollari per azione in contanti sia da ritenersi finale. Nel caso in cui la proposta non vada in porto, Musk ha annunciato che valuterà la vendita della sua partecipazione del 9,2%.
Amazon imporrà alle aziende una “sovrattassa” negli Stati Uniti per fare i conti con inflazione e rincari dell’energia: il gigante del commercio elettronico ha deciso di far scattare un balzello del 5% a carico dei venditori che utilizzano il programma Fulfillment by Amazon, cioè la sua catena di servizi di magazzino, smistamento e consegna. Chi gestisce direttamente o attraverso terzi le spedizioni non sarà interessato dalle speciali tariffe, ma quasi il 90% degli oltre due milioni di società venditrici sulla piattaforma di Amazon si servono delle soluzioni note con la sigla Fba.
Poco più di un anno fa, l’acquisto dell’Nft sul primo tweet di Jack Dorsey, fondatore dell’uccellino, aveva fatto notizia: se l’era aggiudicato l’imprenditore iraniano delle cripto Sina Estavi per 2,9 milioni di dollari di Ethereum, superando il capo di Tron Justin Sun, anche lui interessato al token e che aveva fatto un’offerta di 2 milioni di dollari. Quella stessa immagine iconica, il just setting up my twttr del 21 marzo 2006 è ora al centro di un’asta online che fatica a decollare. Ieri sera, infatti, l’offerta maggiore ammontava a poco meno di 10mila dollari, pari a 3,3 ethereum. Meno, molto meno dei 50 milioni di dollari che il mercato pensava di veder messi sul tavolo.
Da un’idea di Saro Trovato, sociologo, esperto di media, è nato Blopolis.it: social network dedicato agli autori. Tra le possibilità, quella di pubblicare libri e farli acquistare direttamente su Amazon e, prossimamente, attraverso altri canali distributivi dell’eCommerce e fisici.
“I nostri risultati mostrano inequivocabilmente che TikTok non è trasparente riguardo alle sue azioni in Russia“. A sostenerlo è Marc Faddoul, codirettore di Tracking Exposed, associazione no profit fondata nel 2016, che si occupa di monitorare il tracciamento degli utenti online. L’accusa si basa su un report condiviso con il Washington Post, in cui appare evidente come la guerra in Ucraina abbia sconvolto il panorama digitale russo, e come TikTok si sia trasformato in appena un mese in “un altro possibile canale di propaganda” putiniana. Quest’ultimo, di proprietà della cinese ByteDance, sembra aver adottato un approccio simile a quello di Pechino rispetto al conflitto: qualche timida critica che non intacca la relazione “senza limiti” tra i due paesi. Di fatto, non solo TikTok non ha abbandonato la Russia e ha obbedito alle restrizioni imposte da Mosca, ma a partire dal 26 marzo scorso si è trasformata in una “città fantasma” in cui gli utenti che si connettono dalla Russia non possono accedere a nessun contenuto nuovo: la pagina “Per te”, il centro dell’applicazione, mostra solo video provenienti dal paese pubblicati prima della data. Poche eccezioni sono concesse a “post pro Putin che sono stati pubblicati tra il 6 e il 26 marzo scorso, aggirando la policy dichiarata da TikTok, che rimangono disponibili sulla piattaforma”.
WhatsApp si evolve diventando quasi un social newtork. Lancia Community, una nuova funzione con l’obiettivo di riunire sulla chat più gruppi i cui membri si conoscono e si riuniscono in base ad un interesse comune, per raggiungere in maniera veloce, con pochi messaggi, un pubblico maggiore. “Con il lancio di oggi, ci siamo spinti oltre permettendo alle persone di comunicare non solo con gli amici e con i contatti più stretti, ma anche con tutte le diverse community che fanno parte della loro vita – spiega Mark Zuckerberg – Costruiremo funzioni di messaggistica comunitaria anche per Messenger, Facebook e Instagram”.
Dopo averci lavorato per diversi mesi, Twitter ha rilasciato un aggiornamento della sua piattaforma, sia web che iOS e Android, per rendere più semplice il riconoscimento delle foto per non vedenti e ipovedenti. Grazie all’introduzione di un nuovo pulsante, indicato con ‘alt’ in calce alle foto che sono provviste di testo descrittivo, chiunque potrà leggere le informazioni inerenti ad un’immagine tramite il sintetizzatore vocale che già usa su computer, smartphone o tablet.
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