La tutela dei minori online è una questione molto importante, soprattutto a fronte dei sempre maggiori pericoli che si corrono sul web, ma molti genitori praticano inconsapevolmente il cosiddetto “sharenting” quotidianamente.

Cos’è lo sharenting?

Il fenomeno – il cui nome deriva dalla fusione di “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità) – consiste nella condivisione costante sui social di contenuti, come foto e video, dei propri figli. Talvolta, sin dalla gravidanza: si pensi a chi pubblica sui propri profili le immagini di un’ecografia per annunciare la dolce attesa.

La pratica, seppur comprensibile, espone i minori a una serie di rischi relativi alla loro privacy e identità digitale.

Il vademecum del Garante

Lo sharenting è da tempo all’attenzione dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, la quale ritiene, basandosi sulle opinioni degli esperti, che condividere online le immagini dei propri figli senza il loro consenso può influire sul rapporto tra genitori e figli e sul loro futuro sviluppo emotivo e relazionale.

Per questo motivo, sarebbe opportuno – come consigliato dallo stesso Garante – seguire alcune semplici precauzioni, come:

  • Rendere irriconoscibile il volto del minore (effetto blur o sovrapposizione di una emoji)
  • Limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social solo a persone conosciute
  • Evitare la creazione di un account social specificamente dedicato al minore
  • Leggere e comprendere le informative sulla privacy

In conclusione, è dunque fondamentale essere consapevoli dei rischi legati allo sharenting e adottare buone pratiche per garantire il rispetto e la tutela dell’identità digitale e della privacy dei propri figli nel mondo online. Per il presente, ma anche per il loro futuro.

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Paolo Marinoni

Communication Specialist di Reputation Manager S.p.A. Società Benefit.

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