Le società che impiegano strumenti generativi basati sull’intelligenza artificiale, come ChatGPT o il generatore di immagini Midjourney, dovranno dichiarare l’eventuale materiale protetto da copyright utilizzato per sviluppare e addestrare i loro sistemi.

L’aggiunta della disposizione nella bozza di AI act

Questa disposizione è stata integrata di recente nella bozza di AI act sul tavolo del legislatore europeo.

Inizialmente, alcuni membri della Commissione avevano proposto una soluzione più drastica, ossia il divieto assoluto dei materiali protetti da copyright per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa. Si è poi deciso di abbandonare tale proposta in favore di un requisito di trasparenza. Un bando generalizzato, infatti, non avrebbe fatto altro che impedire il progresso tecnologico in un momento storico caratterizzato da una continua innovazione.

La regolamentazione europea

La Commissione europea ha iniziato la stesura dell’AI Act circa due anni fa, con l’obiettivo di regolamentare l’intelligenza artificiale. Un’esigenza divenuta impellente a seguito della crescita di investimenti e popolarità negli ultimi mesi. Un’attenzione accentuata soprattutto dalla presentazione di ChatGPT.

Ora la bozza è oggetto di discussione e di revisione, una fase delicata e che richiede il bilanciamento di una serie di interessi. La principale difficoltà consiste proprio nel bilanciare la tutela del copyright con l’esigenza di addestrare e migliorare i modelli di AI, il cui training richiede una grande mole di dati.

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Paolo Marinoni

Communication Specialist di Reputation Manager S.p.A. Società Benefit.

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