Recensioni web: nel 55% dei casi analizzati ci sono sospetti di irregolarità. Di recente la Commissione europea e le autorità nazionali per la protezione dei consumatori hanno pubblicato i risultati di uno screening dei siti web in tutta la Ue sulle recensioni dei consumatori online. Hanno partecipato alla rilevazione le autorità di 26 Stati membri, dell’Islanda e della Norvegia. L’operazione ha portato al controllo di 223 importanti siti web, alla ricerca di recensioni ingannevoli dei consumatori. I risultati sono tutt’altro che incoraggianti. Quasi due terzi dei negozi online, dei marketplace, dei siti di prenotazione, dei motori di ricerca e dei siti di servizi di comparazione analizzati, hanno suscitato dubbi sull’affidabilità delle recensioni. In pratica il 55% dei siti controllati presenta criticità per quanto riguarda il rispetto della direttiva sulle pratiche commerciali scorrette. Secondo i dati della Commissione, 104 dei 223 siti web esaminati non informano i consumatori su come vengono raccolte ed elaborate le recensioni. Solo 84 siti web rendono tali informazioni accessibili ai consumatori sulla stessa pagina delle recensioni, mentre il resto le menziona in “caratteri piccoli”, per esempio nei loro termini e condizioni legali. Inoltre 118 siti web non contenevano informazioni su come vengono evitate le recensioni false.
Racconto la Shoah su TikTok. “Buona fortuna e felicità”. È quanto scrisse un soldato ebreo americano su una banconota che regalò nel maggio 1945 a una ragazza appena liberata dal campo di Auschwitz. Quella ragazza si chiama Lily Ebert e ha compiuto 98 anni lo scorso 29 dicembre e quel piccolo gesto di umanità e di speranza ha segnato l’inizio della sua seconda vita, da sopravvissuta all’Olocausto. E grazie a quella banconota è cominciata anche la sua terza vita da star di TikTok, dove racconta la Shoah ai giovani, con 1,6 milioni di follower e con 25 milioni di like.
Perché Amazon batte Facebook. La realtà virtuale di Facebook può attendere, i pacchi di Amazon no. È questo il verdetto di una settimana di turbolenza dei mercati che segna uno spartiacque nelle gerarchie di Silicon Valley, nel flusso del business mondiale e, soprattutto, nell’atteggiamento dei consumatori nei confronti di una pandemia che sembra in ritirata. I datichiave sono i risultati finanziari di Facebook, che ora si chiama Meta proprio perché ha puntato tutto sulla vita artificiale del “metaverso”, e Amazon, che continua a chiamarsi così nonostante stia cambiando pelle di fronte ai nostri occhi. Entrambi gli annunci hanno scioccato Wall Street. Quello di Facebook/Meta perché nessuno si aspettava che il gigante dei social perdesse utenti e ammettesse di aver patito gli attacchi di rivali più giovani, in primis i cinesi di TikTok. E quello di Amazon perché la società di Jeff Bezos è riuscita sia a mantenere il suo ruolo dominante di portapacchi globale, sia a crescere molto bene in settori — la pubblicità e la “nuvola” digitale — nei quali, fino a poco tempo fa, era in ritardo.
Spotify rimuove il novax. Sulla piattaforma di streaming sono scomparsi almeno 70 episodi del podcast di Joe Rogan, il comico accusato di fare disinformazione sui vaccini.
Il business dei No vax. Spot, integratori e gadget: affari d’oro con le fake news. Il grande business No vax è preceduto da un castello di fake news. I soldi che girano attorno al movimento, a livello mondiale, sono a nove zeri. Anche perché la fabbrica delle bugie funziona h24, il principale veicolo per scaricare bufale, vendere gadget e prodotti medici alternativi della galassia No vax è, infatti, internet. E così il web ha già incoronato i suoi predicatori che sono stati capaci di monetizzare il loro verbo. Sono stati ribattezzati la “sporca dozzina”. 112 produttori di notizie false genererebbero, da soli, il 65% delle bufale e delle teorie del complotto sulla pandemia e sui vaccini. Hanno un seguito di 62 milioni di follower. L’associazione Center for countering digitai hate ha svolto uno studio, tra gli influencer più noti c’è il dottor Joseph Mercola, che insieme alla compagna Erin Elizabeth si occuperebbe di veicolare informazioni discutibili, traducendole in più lingue. Grazie a questi numeri i No vax producono ricavi sui colossi digitali, attraverso video sponsorizzati e pubblicità, di almeno 1,1 miliardi di dollari all’anno. Inoltre le loro entrare derivano anche da abbigliato e gadget, come le spille rappresentanti un gregge che si vaccina e la pecora nera che va nella direzione opposta.
Cyberbullismo cresciuto col Covid: “Segnalate i casi”. C’è chi viene deriso per l’aspetto fisico, chi perché ci mette più tempo a capire quello che dice l’insegnante, chi per il suo orientamento sessuale, chi perché è semplicemente un po’ timido. I bulli lo deridono facendo gruppo, scambiandosi sui loro smartphone – quasi sempre con Whatsapp e Instagram, che in tal senso hanno spopolato soprattutto con l’avvio della pandemia, assieme a Snapchat e, in forma minore, TikTok e Instagram – foto o brevi video della vittima che viene presa in giro. Poi, presi da soli, “si sciolgono come neve al sole”, per usare le parole del dirigente dell’Anticrimine della questura, Marco De Nunzio: “In realtà da soli si vergognano di quello che fanno, anche e soprattutto di fronte ai genitori, che pensano di loro che siano figli irreprensibili”. “Per noi gli eroi sono i ragazzi che, nonostante siano vittime di bullismo, vanno a scuola tutti i giorni – prosegue il primo dirigente della polizia di Stato, in vista della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo che cade domani –: noi siamo qui per loro. Nel 2021 si è registrata un’impennata dei reati con vittime minorenni, saliti a 505 rispetto ai 393 del 2020, con un aumento del 28,5%. Sono cresciuti soprattutto i furti (da 237 a 307), le rapine (da 41 a 59) e le lesioni dolose (da 53 a 78). Stabili (da 22 a 24) le percosse e in lieve calo (da 41 a 37) le minacce.
Sempre più attacchi sul web arrivano gli hacker etici. A fronteggiare gli attacchi arrivano ora gli hacker «etici». Ammonta a sei mila miliardi di dollari il danno che i pirati informatici hanno recato all’economia mondiale negli ultimi 12 mesi. Una cifra pari a tre volte il Pii italiano: la cybersecurity sta diventando una emergenza primaria. La stima arriva dall’ultimo rapporto Clusit (ottobre 2021), l’associazione italiana per la sicurezza informatica che ha fatto il punto sui settori nazionali più colpiti dalla pirateria informatica. Sono stati analizzati 1.053 attacchi, avvenuti a imprese pubbliche e private in Italia nel primo semestre 2021. In testa c’è la pubblica amministrazione con il 16%, seguita dalla salute con il 13%. I servizi informatici sono all’11%, l’istruzione al 10%, la finanza al 6% e i trasporti al 5%. Secondo l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza, in Italia servono oltre 100 mila posizioni lavorative per la protezione informatica, per fronteggiare attacchi sempre più aggressivi. Mentre nascono iniziative per formare hacker «etici». Talent Garden e Var Group hanno promosso il Deep cybersecurity bootcamp, un percorso formativo di 14 settimane per diventare esperti del settore.
Twitter pensa ad Articles, articoli e contenuti più lunghi. Da microblog a vero e proprio raccoglitore di articoli e notizie. È questa la funzione a cui sta pensando Twitter che già nel 2017 ha portato i caratteri di un post da 140 a 280. L’utente del microblog Jane Manchun Wong, nota per aver più volte trovato funzionalità sperimentali all’interno dell’app, ha scoperto l’esistenza di una scheda ‘Articles’ nel codice di sviluppo del social network. Il nome indicherebbe l’arrivo di una funzionalità che apre alla pubblicazione di post più lunghi, in qualità di articoli, probabilmente con lo scopo di aumentare le opportunità di monetizzazione per i creatori di contenuti. Non ci sono dettagli su quando e come ‘Articles’ verrà implementato, a livello globale o prima in versione di test ma, con una nota inviata al sito specializzato Cnet, un portavoce dell’azienda ha ufficiosamente confermato il lavoro, sottolineando che presto arriveranno aggiornamenti a riguardo.
Truffe via sms, arriva in Italia il virus che svuota i conti. Un nuovo virus prende di mira gli smartphone Android, anche in Italia, con l’obiettivo di rubare i fondi dalle app finanziarie utilizzate dalle vittime. Si chiama Brata ed era stato individuato per la prima volta nel 2019, dagli esperti di sicurezza di Kaspersky. Negli ultimi giorni però, la compagnia Cleafy Labs ha rilevato un’impennata importante nella diffusione della minaccia in Europa, dovuta ad un aggiornamento che la rende operativa al di fuori del paese di origine, il Brasile. Il tutto parte da un messaggio di phishing che millanta di arrivare dalla propria banca. Contenente un link che, se cliccato, porta a un sito malevolo che avvia l’installazione di un’applicazione chiamata “Antispam”, “Sicurezza dispositivo” o “Sicurezza avanzata”. Dopo aver accettato le richieste di installazione da origini sconosciute, ci si ritrova su una pagina web, dove l’utente dovrebbe inserire i codici personali dei propri conti bancari. A quel punto, il virus registra tutto e comincia a sottrarre le riserve economiche. E non solo: dopo aver eseguito il lavoro di svuotamento delle finanze, Brata forza un reset del telefonino, che si ritrova completamente azzerato, con un’ulteriore beffa per gli utenti.
