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Social Tv: come i social hanno cambiato la narrazione televisiva

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Social Tv: come i social hanno cambiato la narrazione televisiva

19 Luglio 2017

Oggi è impossibile fare televisione, scrivere programmi o serie senza pensare a possibili estensioni o sviluppi su FacebookTwitter e altri network. La social tv non sarà il futuro, come ancora si ostina a sostenere qualcuno: la social tv è già tra noi e nei prossimi anni non potrà altro che progredire ulteriormente, di pari passo con l’evoluzione tecnologica e del settore.

Chi oggi non guarda le sue trasmissioni preferite sul proprio smartphone o tablet? O non utilizza questi strumenti in contemporanea con la tv per commentarle? Nell’era del second screen, come viene chiamata questa nuova modalità di fruire del mezzo, i social media giocano un ruolo determinante, arrivando ad influire anche sulla creazione dei programmi stessi. A determinare il successo di una trasmissione non è più solo l’Auditel, ma anche il riscontro ottenuto in rete: numeri che trovano spazio nei comunicati redatti dagli uffici stampa delle emittenti televisive che in qualche caso pur di compensare quello degli ascolti (soprattutto se in calo) sfruttano il dato relativi a tweet e post generati.

“Il Bar Sport” del web: il telespettatore diventa determinante

Dal punto di vista del pubblico il gioco è lo stesso di sempre, oggi amplificato dalla piazza virtuale: i social hanno elevato chiunque allo status di “opinionista” su eventi, personaggi e fatti portati alla ribalta da giornali, radio e tv. Quello che fino a una decina di anni fa era relegato al caro vecchio Bar Sport, oggi grazie a Facebook, Twitter e Instagram può essere condiviso ovunque e arrivare all’altro capo del pianeta.

Il mondo social ha inoltre contribuito alla trasformazione del ruolo del telespettatore: da entità passiva a parte integrante della scrittura del programma, il pubblico determina sempre più l’andamento della trasmissione. Un meccanismo potenziato dall’avvento dei reality-show e dei talent-show, che hanno fatto del televoto prima e della votazione social poi uno dei loro principali marchi di fabbrica. Non a caso nel 2016 questo genere di trasmissioni insieme allo sport sono risultati i più commentati sul web, seguiti dai grandi eventi come Sanremo, Miss Italia e la Notte degli Oscar.

Le opinioni pubblicate e condivise dai telespettatori guidano quindi già da oggi la scrittura di un programma, come ogni autore televisivo riconosce: creare dinamiche che possano essere commentate sul web, mirate a costruire e consolidare la community di una trasmissione, rientra ormai nel loro bagaglio di competenze. L’apologia della social tv è l’intera costruzione di un programma su tweet e post: è il caso di Gazebo, la trasmissione di infotainment trasmessa su RaiTre che con la “Social Top Ten” e il lancio degli hashtag in diretta ha dato notevole impulso allo sviluppo del fenomeno. Anche gli advertiser hanno iniziato ad interessarsene: i dati dimostrano che la performance sui social è migliore quando le attività di sponsorizzazione sono connesse alla struttura narrativa del programma. In questo scenario si è inoltre rafforzata la figura dell’influencer, a tal punto che gli autori televisivi hanno ideato un apposito spazio all’interno delle trasmissioni: le cosiddette social room.

L’importante è davvero che se ne parli? Il ruolo predominante dei social

L’interazione sul web ha però soprattutto il volto della critica: lo dimostra anche l’ultimo polverone sollevato dagli utenti contro Paolo Bonolis, colpevole di inframezzare e oscurare con i suoi interventi il concerto di Vasco Rossi al Modena Park. Al grido di «Voglio trovare un senso a questa conduzione, perché questa conduzione un senso non ce l’ha…» o di «Peccato ci sia quel cantante che interrompe spesso Bonolis», il conduttore è stato bersagliato dal popolo della rete tanto che l’hashtag #Bonolis è diventato immediatamente uno dei trend topic su Twitter e Facebook offuscando addirittura quello relativo a Vasco. D’altronde, se è vero che nel bene o nel male l’importante è che se ne parli, anche questo è indice di popolarità. Realtà in continuo e rapido divenire, oggi la  sta già mutando nuovamente forma. Sembra infatti che i social siano sempre più stanchi del loro ruolo di supporto e si stiano preparando a lanciare una vera e propria sfida alle tv: da semplici diffusori di contenuti a creatori e produttori di nuovi format. “Che guardiamo stasera? Prova a vedere cosa manda in onda Facebook?”: dialoghi che potremo sentire in un futuro neanche troppo lontano.