Notizie in pillole sul digitale

Digital Services Act applicato da oggi a 19 big tech

Entro oggi, venerdì 25 agosto 2023, le principali piattaforme hi-tech (intermediari che offrono servizi a distanza) dovranno adeguarsi al Digital Services Act, la nuova legislazione dell’UE che impone nuove responsabilità alle grandi aziende tecnologiche, presentato alla Commissione il proprio report di valutazione dei rischi.

Obiettivi e misure principali del Digital Services Act

Queste nuove norme mirano soprattutto a contenere la diffusione online di contenuti fuorvianti e prodotti illeciti e a tutelare maggiormente i minori.

Tra le misure principali previste dal DSA, ci sono l’obbligo per le piattaforme di fornire agli utenti una gamma più ampia di opzioni di personalizzazione e informazioni più trasparenti, il divieto di profilazione basata su dati sensibili, e l’introduzione di sistemi di segnalazione rapida dei contenuti illegali.

Il principio fondamentale alla base del DSA è che “ciò che è illegale offline deve esserlo anche online”, un concetto semplice che però nasconde complessità attuative.

Tempistiche e sanzioni

Da oggi, il DSA si applica già a 19 tra le più grandi piattaforme e motori di ricerca con oltre 45 milioni di utenti attivi mensili. Si tratta di due grandi motori di ricerca (VLOSEs) – Bing e Google Search – e 17 grandi piattaforme online (VLOPs): social media (Facebook, Instagram, Twitter, TikTok, Snapchat, LinkedIn, Pinterest), servizi di e-commerce (Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Zalando), servizi Google (Google Play, Google Maps e Google Shopping) e anche Booking.com, Wikipedia e YouTube.

Dal febbraio 2024, invece, la legge verrà estesa a tutte le altre piattaforme di minori dimensioni.

In caso di violazione delle nuove regole, sono previste multe fino al 6% del fatturato globale annuo.

Le piattaforme si adeguano, alcune fanno ricorso

Alcune società, come Meta e Google, si sono già attivate per adeguarsi al DSA, avviando un processo di adeguamento al regolamento comunitario. Altre, invece, come Amazon e Zalando, hanno presentato ricorso alla Corte di Giustizia UE. In attesa della decisione – per la quale ci potranno volere mesi o addirittura anni – le due aziende si dovranno adeguare in ogni caso alla nuova normativa.

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Paolo Marinoni

Communication Specialist di Reputation Manager S.p.A. Società Benefit.

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